La nostra storia è recente. Siamo una comunità religiosa costituita da sacerdoti, diaconi e fratelli e sorelle consacrati, nata con decreto diocesano (Orvieto) nel 2008 come associazione pubblica di fedeli clericale, eretta per essere società di vita apostolica.
Il suo nome è Opera “Santa Maria della Luce” perché nasce ai piedi dell’immagine della Madonna della Luce del santuario omonimo a Collelungo di San Venanzo.
Il cuore della nostra vita è il passo del Vangelo di Giovanni 8,12: Qui sequitur me non ambulat in tenebris così come si può leggere sul cartiglio che Gesù Bambino reca tra le mani mentre la Madre, che lo tiene tra le braccia, indica il Figlio come “Luce del mondo”.
La nostra comunità dunque si prefigge di essere portatrice di Luce ovunque si vada, con chiunque ci si incontra. Il mondo ha bisogno di luce, della luce che è Cristo; e arrivare a Cristo per mezzo di Maria sua madre, pregata e invocata come la Madre della Luce. Le nostre Costituzioni e il progetto formativo si basano su tre punti essenziali: l’evangelizzazione, la vita fraterna in comunità, il servizio ai poveri.
Di fatto, la nostra esperienza nasce dall’esperienza della vita comunitaria e la condivisione del lavoro pastorale affidatoci dall’allora vescovo mons. Decio Lucio Grandoni. Fu lui che nel 1992 ci disse in un’omelia tenuta al santuario della Madonna della Luce: “Voi andrete avanti nelle opere di carità che si stanno aprendo. Vi raccomando di rimanere sempre uniti e di non dimenticarvi che siete nati ai piedi di questa Signora”, indicando l’antico affresco della Madonna della Luce e il cartiglio che reca Gesù e che ci ricorda costantemente: “Chi segue me non cammina nelle tenebre”.
Per questo a chi ci chiede: “Qual’è il vostro carisma?”, domanda ovvia in ambiente religioso, non possiamo non rispondere: il nostro carisma è Cristo stesso, è Lui la Luce del mondo. Dopo diversi anni di vita fraterna vissuta in comune, di servizio pastorale nelle parrocchie a noi affidate, siamo giunti a comprendere che il servizio ai poveri è essenziale. Sono nate – ispirate all’opera di san Vincenzo de’ Paoli -, a San Venanzo, Orvieto, Morrano, Bagnoregio case per anziani, centri per bambini malati, case di accoglienza per persone in difficoltà. Sono nate le missioni all’estero: in Brasile, dove ci si prende cura dei moradores de rua, giovani che vivono senza dimora per le strade.
In Africa, nello Zambia, lavoriamo in parrocchia e sosteniamo un vicino ospedale e una scuola. In Zambia si è avviato un villaggio con annessa una scuola agraria per giovani dai 14 ai 18 anni. A Città del Messico, nella periferia di San Bartolito, le nostre sorelle consacrate servono i poveri attraverso un ambulatorio medico e un dispensario farmaceutico e, grazia all’opera instancabile di suor Polita, medico cardiologo, si è iniziato un sostegno alle famiglie.
Grazie all’accoglienza dei vescovi e delle Chiese locali la nostra piccola ma vivace famiglia religiosa sta portando avanti il suo servizio mettendosi, in primo luogo a servizio degli ultimi, dove il Signore ci sta conducendo.
Da notare che nel 1992 proprio a Città del Messico abbiamo partecipato all’avvio del monastero e santuario Nuestra Senora de la Luz , collaborando con la federazione delle Clarisse Urbaniste e con i frati minori Conventuali della provincia di Sicilia.
E sempre con i Conventuali dello Zambia, presso l’istituto San Bonaventura di Lusaka, abbiamo trovato la possibilità di avere un aiuto nella formazione e nello studio filosofico dei nostri studenti africani. Non è un caso che nelle nostre costituzioni troviamo inserita la “minorità” francescana come elemento fondante del nostro vivere quotidiano.
Ad oggi possiamo dire che la nostra comunità cresce e incontra costantemente i suoi “punti di luce” sulle orme di Cristo nel suo procedere semplice e nascosto, cosa che intendiamo portare avanti attraverso la Provvidenza che è pronta ad agire “prima che il sole si alzi”.
Ogni giorno, ogni mattina, invocando la Madre della Luce, sentiamo di dover appartenere a questa Chiesa che ci ha generati e ci genera costantemente, invitandoci a non allontanarci dal “nostro punto di partenza”, così come Chiara di Assisi scrive in una celebre lettera ad Agnese da Praga.