Bambine e donne kamikaze, bombe nei mercati, nelle chiese, nelle moschee e nei ristoranti. Tragedie che colpiscono indistintamente musulmani e cristiani e portano la firma del gruppo fondamentalista Boko Haram.
Nell’ultima settimana sono state più di 200 le vittime in Nigeria, le ultime 44 a Jos, in un’affollata moschea dove il predicatore invitava alla pace tra le religioni, e in un ristorante frequentato da musulmani. Poi una giovane donna si è fatta esplodere in una chiesa evangelica nel Nord-est, uccidendo 5 fedeli.
Alcuni giorni prima, nella stessa area, erano state date alle fiamme 32 chiese e 300 abitazioni; altre due donne kamikaze si sono fatte esplodere a Maiduguri, provocando 13 morti. A Miringa i miliziani islamici hanno sgozzato 11 persone accusandole di essere “traditori” in procinto di disertare. In 6 anni nel Nord-est della Nigeria i morti sono stati 13 mila, e un milione e mezzo gli sfollati.
Abbiamo raggiunto telefonicamente l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana.
La sua arcidiocesi è stata di nuovo colpita al cuore…
“È dovere delle autorità fermare la violenza. La gente chiede con forza di essere difesa dagli attacchi dei gruppi fondamentalisti. Non so indicare in che modo, perché la situazione è molto difficile: non c’è un nemico ben identificato, con soldati in uniforme. Questa è una sorta di guerriglia, che coinvolge perfino donne e bambine kamikaze vestite normalmente. Per cui è difficile, anche per il Governo, contrastare un fenomeno di questo tipo, nel quale non si sa chi sia il nemico”.
Com’è il clima nella comunità cristiana?
“Chi non avrebbe paura di vivere in una situazione del genere? Anche il nostro vicino potrebbe essere pericoloso. C’è un continuo clima di sospetto e siamo tutti preoccupati. Non siamo tranquilli in nessun luogo. All’interno delle nostre chiese e strutture abbiamo delle forze di sicurezza private, oltre alle normali forze dell’ordine. Cerchiamo di essere attenti e di vigilare”.
La situazione è peggiorata?
“Al Nord-est è molto peggiorata. Ci sono migliaia di sfollati interni, e poi ci sono centinaia di migliaia di rifugiati nei Paesi vicini: in Ciad, in Niger, in Camerun. È terribile. Questi terroristi hanno perso la loro umanità, attaccano senza una logica razionale. Quando si perde la razionalità, si apre la strada al fanatismo e si uccide indiscriminatamente”.
Gli stessi musulmani sono colpiti dalla violenza dei fanatici. Dialogate?
“C’è un dialogo costante e una collaborazione molto buona. I musulmani moderati comprendono bene il problema, si sentono anche loro vittime del fanatismo, lo denunciano con forza. La scorsa settimana sono andato, con altri preti, nella grande moschea di Jos per salutare il nuovo imam. Tutti dicono che questi terroristi non sono veri musulmani, non agiscono in nome dell’islam, commettono solo gravi crimini contro l’umanità. Io ci credo”.
Il 20 luglio il presidente Buhari incontrerà alla Casa Bianca il presidente Obama, che promette aiuti alla lotta contro Boko Haram.
“Siamo ottimisti sulla presidenza del generale Buhari. I leader europei e americani stanno estendendo la collaborazione, molto è stato fatto. Abbiamo visto tanta buona volontà da parte della comunità internazionale, che ha intenzione di aiutarci. È interesse di tutti unire le forze per combattere contro il terrorismo, che si sta diffondendo ovunque. Non è solo un problema della Nigeria ma di diverse zone dell’Africa e del Medio Oriente, dell’Europa e dell’America. Oramai il terrorismo è globale, non ci sono più i limiti delle frontiere. Il livello di attenzione deve essere molto alto, da parte di tutti”.