Domande e rimpianti

Nel febbraio 2003 il mio vescovo, mons. Pietro Bottaccioli, orologio alla mano, ha rimesso alla Santa Sede il suo mandato di Vescovo. L’ha esercitato per 15 anni, con grande zelo. E buoni risultati, per quello che possono contare i risultati per chi come lui (come noi) ha scelto di lavorare con Uno che, come massima gratificazione, quando hai la schiena a pezzi, non si limita a proporti di metterti seduto (il che sarebbe più che logico), ma t’invita a proclamare (o basire, o bisbigliare, o borbottare, o grugnire, o strombazzare: dipende dai temperamenti): sono un servo inutile. Cursum consummavit, fidem servavit. Gli abbiamo sempre voluto bene, fin da quando, adolescenti, ci guidò a puntare su quell’ideale di vita che egli ben rappresentava ai nostri giovani occhi. Ma oggi la sua e nostra diocesi galleggia nel limbo di un futuro fumoso. Si vocifera, si vocifera. Rimarremo in vita come diocesi, oppure la storia cominciata con Decenzio finirà con Pietro? Ci aggregheranno a….?, oppure trasformeranno la diocesi di Assisi in Praelatura nullius, e brandelli del suo territorio verranno assegnati a Foligno e a Gubbio? Si vocifera, si vocifera. Gubbio con Gualdo? Forse la zuffa, che sui due campi di calcio puntualmente si scatena il giorno del derby, si riproporrà sul piano ecclesiale. “Perché la Festa dei Ceri mantenga il distacco (cinque stradoni) che la separa dal Palio delle Porte, preghiamo”. Oppure: “Perché il distacco… si riduca, preghiamo”: è possibile che un giorno queste due variabili siano inserite ad libitum nella Preghiera dei Fedeli, a Gubbio e a Gualdo. Forse. Ma i vantaggi della fusione sarebbero in ogni caso superiori ai suoi inconvenienti. Si vocifera, si vocifera. Ma…nelle mani di chi siamo? Nelle mani della Provvidenza. Risposta vera, ma incompleta: ci saremmo in ogni caso, perché la Provvidenza è un a priori, e poi la Provvidenza (come dicevano i nostri vecchi) “aiuta ma non careggia”. Subordinatamente a quelle mani invisibili e adorabili, quali altri mani ci stanno cucinando? Mani sapienti, sicuramente, perché la Santa Sede e la Cei un compito così delicato non lo affidano a dei dilettanti. E l’organico delle Congregazioni Romane, contrariamente a quanto pensano certi abborracciati ipercritici della Santa Chiesa, che sanno tutto sull’Inquisizione e i Bogomili, è gremito di gente in gamba, uomini di fede. Oddio, personalmente sono tentato di pensare che nella lettura del vangelo alcuni di essi attribuiscano maggior credito alla prudenza del serpente, che al candore della colomba. Ma questa mia è una tentazione, e va respinta. Volendo. Però… Però è lecito rimpiangere i tempi in cui il Vescovo lo eleggevano il clero e il popolo della città interessata, e la Santa Sede si riservava la ratifica? Rimpianto lecito? O è una tentazione anche questa? Ma alle tentazioni si può resistere. Volendo.