L’economia, scienza inutile?

Conclusi a Perugia, nella sala dei Notari, i "Dialoghi con l'Università"

Nel nuovo interesse per i temi economici nasce il progetto di un osservatorio locale sull’economia, al termine di un ciclo di conferenze concluso da Zamagni.Un osservatorio sull’economia è il progetto nato dal ciclo di incontri “I dialoghi con l’Università” dedicato al tema “Individuo, relazioni, persona”, che si è svolto nel mese di marzo nell’Università di Perugia. Sarà diretto dal prof. Pierluigi Grasselli che all’interno del Centro culturale “Leone XIII” coinvolgerà diversi studiosi intorno alla tematica del “bene comune in economia”. Proprio di ‘bene comune’ e di un possibile punto di equilibrio con l’interesse individuale ha parlato l’economista Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, giovedì 25 marzo a conclusione dei ‘Dialoghi’ promossi dal Centro culturale “Leone XIII”. L’arcivescovo di Perugia, mons. Giuseppe Chiaretti, ha definito l’incontro, introdotto dal direttore del “Leone XIII” Marco Moschini, “occasione di riflettere in modo critico e non emotivo su tematiche che sono di grande importanza per la crescita culturale e la lettura profetica del nostro tempo”. Stefano Zamagni ha richiamato l’attenzione sull’economia globale che si trova oggi di fronte a conflitti di identità ai quali gli strumenti tradizionali del mercato non sanno fare fronte. “L’economia rischia di diventare una scienza inutile, sempre più sofisticata, ma incapace di far fronte ad un mondo globalizzato che ha bisogno di nuove risposte – ha sostenuto -. Le società occidentali sono macchine potenti nel creare ricchezza, ma non altrettanto potenti nel ridistribuirla”. “Oltre al problema della povertà in senso assoluto (la mancanza dei beni fondamentali) si affaccia oggi nella nostra società un problema forse altrettanto grave – ha proseguito il docente -, quello della ‘nuova povertà’, o povertà in senso relativo, propria di chi sente aumentare la distanza tra il suo proprio status di modesto benessere e le immense ricchezze dei gruppi di potere nel mercato globale. Il senso di impotenza che ne deriva colpisce a fondo la dignità delle persone e pone un problema di democrazia, dal momento che chi si sente ininfluente perde l’incentivo a partecipare come cittadino alla vita pubblica. Oltre un certo limite, l’aumento del reddito cessa di produrre felicità e svela nuove insoddisfazioni, come accade oggi nella società occidentale, dove pur essendo soddisfatti i bisogni fondamentali, non è tuttavia diffuso un reale benessere, che necessita di felicità per essere raggiunto”. “Il problema di fondo – ha evidenziato Zamagni – è l’assenza del concetto di persona. Sia il liberismo che il marxismo, ideologie incentrate rispettivamente sull’individuo e sul collettivo, sono rei di aver dimenticato la persona, e con essa l’importanza della relazionalità umana e della fraternità. Oggi alcuni segnali ci avvertono che siamo vicini al punto di rottura. Fare profitto non basta più. L’impresa, per essere accettata nella società, deve dimostrare di non violare i diritti e i valori della persona”. “Il “conservatorismo compassionevole’, tanto in voga oggi negli USA – ha concluso l’economista -, è una concezione totalmente antirelazionale, che tende ad offrire un sostegno a chi è stato sconfitto nella lotta del liberismo economico, senza tuttavia porsi il problema di rendere quelle persone libere dalla schiavitù e partecipi dello sviluppo economico. Sul fronte opposto, la solidarietà in senso marxista, fondata sull’esasperazione del collettivo, ha cancellato la relazione umana rendendola anonima. Sia il conservatorismo compassionevole che la solidarietà marxista sono ree di aver dimenticato la relazionalità umana, la sussidiarietà, la fraternità, che contemplano la totale liberazione della persona”.

AUTORE: Giulio Lizzi