Così al mio paese esclamavano i miei rustici antenati quando si trovavano di fronte ad un’evidente esagerazione: “Eh! La Peppa!”. Peccato che, tra le tante agudezas che ha messo in cantiere, la riforma universitaria non abbia istituito, accanto alla cattedra di Filologia romanza, una cattedra di Filologia ruspante; l’avesse fatto, oggi potremmo delibarci una tesi di laurea di questo genere: “La carica semantica della Peppa nelle culture del preappennino centrale”.L’ho rispolverata d’istinto, quell’espressione (“Eh! La Peppa!”), di fronte alla prima pagina di Avvenire del 6 marzo 2004. Una prima “civetta” (così chiamano i riquadrati destinati ad invogliare alla lettura delle pagine interne) annuncia due sontuosi paginoni sul Festival di Sanremo, lì vicino la sua sorella minore anticipa la magra paginetta dedicata al varo della legge Fini contro la droga. Una paginetta, poco più della metà di pagina 9, dedicata al doppio petto di Fini, contro un paginone e 3 quarti (pagine 25 e 27) dedicate ad un altro doppiopetto, di altra natura, quello prorompente della Simona nazionale, talmente “nazionale” da portarci (in nazionale) anche suo marito Stefano Bettarini, ma stavolta sconfitta: l’audience del Grande Fratello ha sorpassato quella di Sanremo. E che razza di notizia è questa ?! Avvenire come Sorrisi e canzoni? Dal 1976 (anno della sua fondazione) al 1996 ho letto tutti i giorni Repubblica, sbirciando tutti i giorni Avvenire, per dovere più che per altro. Poi ho preso a leggere solo Avvenire. Lo leggevo e lo leggo come si ingerisce una bevanda liofilizzata, e saltavo e salto le pagine di politica nazionale, perché il sapore del fiele lo reggo poco. Poi però mi rifacevo e tento ancora di rifarmi la bocca con Catholica sul piano informativo e, sul piano del pensiero, con gli editoriali della seconda pagina e con Agorà. “Agorà” vuol dire “piazza”. In quella piazza Avvenire mi ha fatto conoscere diverse persone che non conoscevo, e che valeva assolutamente la pena di conoscere, due signore soprattutto: Cristina Campo e Maria Zambrano, e poi…: ma c’è proprio bisogno che mi dilunghi? Su quella piazza, di gente in gamba un giorno ne passava tanta, gente con cui valeva la pena di parlare. Poi le presenze si sono diradate, la piazza è ormai un campiello, spadroneggiano le comari. Ciàcole. Chiacchiere. Peccato. In linea con queste scelte editoriali, c’era da aspettarsela, quest’altra scelta, quella del 6 marzo 2004: due paginoni con ben tre “firme” e il contributo di altri 5/6 “cuochi di notizie” per celebrare il sorpasso di Sanremo da parte del Grande Fratello, una paginetta striminzita affidata tutta al solito Pino Ciociola per commentare una scelta che – per quanto posso saperne io – molti ragazzi che annaspano nel buio del tunnel della droga pagheranno molto cara. Eh! La Peppa! Ci allineiamo? Ci omogeneizziamo? Non è una bella cosa.