I big sono già scesi in campo, Romano da una parte, e Silvio dall’altra. Ognuno sprizza sicurezza, affidabilità, correttezza e lealtà, come cavalieri della tavola rotonda, salvo qualche entrata a gamba tesa simulata in modo più o meno riuscito. Fino al dodici giugno si presume che a giorni alterni troveremo la ripetizione di simili dichiarazioni dalle seconde e terze file dei rispettivi schieramenti in una specie di match che si concluderà a giugno. Si voterà, infatti, il 12 e 13 giugno per l’elezione dei membri italiani del Parlamento europeo ed insieme per alcuni consigli comunali (di cui trenta capoluoghi), provinciali (63) e un consiglio regionale (Sardegna). Sarà un appuntamento importante ed è qui che si accende la sfida elettorale, alla quale sono chiamati a raccolta 36.578.441 elettori per le amministrative e 46.600.000 per le europee. Insomma tutto il Paese è interessato e coinvolto, tristemente costretto a subire una sfida mediatica dove le ragioni e gli argomenti non sembrano incidere nella vita concreta dei comuni cittadini, che vorrebbero schieramenti più omogenei, programmi più chiari e credibili, attenzione e cura ad una società in rapido combiamento. Senza demagogia. Come si fa a dire che il cittadino ha diritto a non pagare le tasse se sono troppo alte e promettere l’abbassamento fra uno o due anni avendo già alle spalle anni di governo? E come si fa a credere alle lusinghe del polo di centro sinistra quando non passa occasione che da quella parte vengano atti, dichiarazioni, tentativi di affondare la famiglia, di osteggiare la difesa della vita nascente, di opporsi a tutto ciò che ha il vago sapore di cattolico, salvo la pace? Quando Prodi (e Berlusconi) dice “questa è casa mia” “questa è la mia famiglia”, quanti cattolici se la sentirebbero di dire altrettanto? Pur dovendo riconoscere negli schieramenti persone sinceramente cattoliche e anche raggruppamenti, più o meno visibili e coerenti, che si ispirano all’insegnamento sociale della Chiesa, nell’insieme c’è sempre qualcosa di inaccettabile in coscienza. Una situazione simile è vissuta anche da persone di altro orientamento. Molti cittadini oggi sarebbero davvero orientati a scegliere, se vi fosse, il partito del Presidente della Repubblica, per la chiarezza degli orientamenti e valori da lui proposti e per la sobrietà e l’equilibrio delle sue dichiarazioni. Una sfida sarebbe comunque utile tra i partiti, quella di riuscire a interpretare i veri bisogni della società e cercare soluzioni adeguate. Non il semplice consenso attraverso restauri di facciata, ma soluzioni efficaci che si possano verificare nella vita quotidiana. In questi giorni c’è il problema della corruzione nella grande industria e finanza, la questione del rincaro dei prezzi, un paese più povero e per altri versi più ricco, cioè più squilibrato, la ribellione del mondo universitario, la questione della giustizia sempre più in crisi e vituperata e mille altri argomenti sui quali competere è giusto nella ricerca delle soluzioni e dei mezzi migliori. I cittadini vogliono meno furbizie, più onestà, competenza e responsabilità nella ricerca del maggior bene generale possibile.
La sfida
AUTORE:
Elio Bromuri