Sono i medici a parlare di “vita”

"Il malato come persona tra Umanesimo e tecnologia": convegno diocesano presso l'abbazia di Sant'Eutizio

Domenica 8 febbraio si è svolto, presso l’abbazia di Sant’Eutizio, un convegno diocesano ispirato a promuovere la qualità della vita in senso generale ed in particolare, in riferimento al malato in quanto “persona”. In questa ora di globalizzazione, di massificazione e di chiusura individualista, unitamente allo strapotere infiltrante del capitalismo liberista, l’attualità della liquefazione dei valori fondamentali riferiti a “chi è l’uomo” è stata così impellente nel cuore del nostro arcivescovo, mons. Riccardo Fontana, da spingerlo ad organizzare questa sosta riflessiva, allo scopo di recuperare la vita di relazione autentica tra le persone, nella società. Molti i medici ed operatori sanitari che hanno risposto all’invito. Il convegno è stato aperto dalla lezione su Il malato come persona tra umanesimo e tecnologia, tenuta da Valerio Di Carlo, direttore della cattedra di Chirurgia generale dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, pioniere dei trapianti del pancreas e delle isole del Langherans, ed altamente consapevole della possibile sopraffazione delle conquiste notevoli della tecnologia sulla persona del malato, cioè su ognuno di noi. Dopo aver chiarito che significa Umanesimo dal punto di vista filosofico ed esistenziale, precisando come il punto focale di riferimento della vita e della società civile è e rimane l’uomo come persona, ha evidenziato come le conquiste tecnologiche e costruttive di meccanismi robotici meravigliosi, possono portare coloro che le usano, a considerare il luogo di azione alla stregua di un meccanismo da riparare e non di un essere umano. Dall’esortazione a non entrare in queste spirali, il professore ha rilevato quanto sia deleterio l’aver trasformato l’ospedale in Azienda sanitaria e quanto sia necessario vigilare perchè la legge economica del profitto ad ogni costo, non leda le aspettative di accoglienza e di recupero della salute del malato. Conseguenziale è risultato rivitalizzare la dignità e la personalità di ognuno nel rapporto medico-paziente. Una cosa bella è stata inserire, tra le varie argomentazioni, diapositive che si riferivano a quadri di vita vissuta dal relatore nel suo reparto, in mezzo ai malati e con gli altri operatori sanitari, per condividere e rendere più umano e vivibile l’ambiente asettico dell’ospedale. Infatti umanizzare l’ambiente sanitario per mezzo di un percorso etico, sta diventando una esigenza inprescindibile se vogliamo veramente aiutare la medicina ad uscire dalla crisi di identità che sta vivendo. Non luogo per far soldi, né per fare carriera ad ogni costo o di potere ma luogo di compassione, di condivisione, di aiuto integrale alla luce dello spirito del Vangelo. Tutte attualità da scrutare e rivivere. Successivamente una tavola rotonda sul tema Il malato tra ricovero ospedaliero ed assistenza domiciliare in Umbria. Il convegno si è concluso con l’eucarestia e con l’invito a pranzo da parte del nostro Arcivescovo, che ha espresso gratitudine ai relatori ed ai partecipanti, aprendo una ulteriore finestra per successivi approfondimenti concreti e attuativi.

AUTORE: Francesco D'Urso