L’associazione cristiana delle residenze per anziani e disabili denuncia: “Strutture cattoliche discriminate”

Pasquale Caracciolo (Acradu): se la struttura è pubblica viene autorizzata subito, se è privata deve aspettare anni. La proposta: il “controllore” sia un terzo tra Asl e strutture. “Se la struttura residenziale per anziani o disabili è pubblica, viene autorizzata in poco tempo, se è privata deve aspettare molto, anche anni”. Lo sottolinea Pasquale Caracciolo, presidente dell’Associazione cristiana residenze anziani e disabili dell’Umbria (Acradu), che associa trenta strutture distribuite nel territorio regionale, rilevando un “diseguale trattamento per un diverso iter autorizzativo”.

Evidenzia un fatto singolare: “Per le strutture pubbliche è sufficiente un’autocertificazione per il possesso dei requisiti strutturali e di personale ma l’Asl è al tempo stesso controllore e controllato – osserva – mentre le altre sono state sottoposte ai ripetuti controlli delle Asl prima di ottenere l’autorizzazione dell’assessorato regionale alla sanità. Tale diversità di trattamento non è accettabile non solo per la procedura di autorizzazione ma anche per la medesima qualità del servizio a cui hanno diritto gli anziani e i disabili indipendentemente dalle residenze ospitanti”. Per superare questa situazione il presidente dell’Acradu propone l’istituzione di un’autorità amministrativa indipendente che “eserciti la stessa opera di controllo su tutte le residenze sanitarie assistite e le residenze protette. E’ necessario un soggetto terzo. Basta affidare questo compito all’assessorato alla sanità”.

Questa tematica rappresenta uno dei passaggi principali del documento sottoscritto dal Consiglio direttivo dell’Acradu che si è recentemente riunito a Perugia per esaminare lo stato delle politiche socio-assistenziali e sanitarie e i rapporti con le istituzioni regionali e territoriali. Nel lungo percorso di riqualificazione dell’offerta residenziale per gli anziani e i disabili (autorizzazione, convenzione ed accreditamento delle residenze sanitarie assistite e residenze protette) attivato con il piano sanitario regionale 1999-2001, secondo l’Acradu, vanno verificati alcuni aspetti. In particolare va migliorato e qualificato il rapporto tra l’assessorato regionale alla sanità, le Asl, i Comuni e le residenze private. In sostanza passa troppo tempo, anche anni, prima che qualsiasi richiesta (ampliamento, ristrutturazione, convenzione, adeguamento delle tariffe, domicilio di soccorso) trovi una risposta definitiva, nonostante i ripetuti solleciti. “Questo stato di cose rende difficile la programmazione delle attività e degli impegni di spesa per le strutture – mette in risalto Caracciolo – perché ci sono residenze, piccole e grandi – in gran parte aderenti all’Acradu – che, tranne le quote degli ospiti e la solidarietà dei cittadini, possono contare esclusivamente sulla congruità, regolarità e certezza delle integrazioni di parte sociale e sanitaria dovute rispettivamente dai Comuni e dalle Asl.

E senza il sollecito recupero di rapporti affidabili con le istituzioni, considerati i margini sempre più ristretti nelle spese correnti, ci si sta avvicinando pericolosamente ad uno stato di difficoltà gestionale con possibili effetti negativi sull’intero comparto”. Si punta quindi a superare il lungo percorso di riqualificazione dell’offerta residenziale per passare al coordinamento delle attività e dei rapporti in un mercato che vede accrescersi il ruolo del privato. L’Acradu non esprime solo critiche. Caracciolo esprime apprezzamento per il piano sociale regionale (2000-2002) che definisce “uno degli atti più significativi degli ultimi anni”. E rivendica la capacità di proposta dell’associazione che “non vuole rappresentare un soggetto attivo solo per la contrattazione ma una realtà attiva, capace di assumersi responsabilità individuando soluzioni positive per gli enti e la comunità”.

L’associazione avanza alcune proposte che prevedono, tra l’altro, l’attivazione del tavolo di concertazione tematico del patto per lo sviluppo dell’Umbria sulle politiche di welfare coinvolgendo il terzo settore e la rappresentanza delle autonomie locali, sino a questo momento esclusi. Caracciolo propone inoltre di attivare due tavoli di concertazione. Il primo intende aggiornare il piano sociale regionale e dare vita all’Osservatorio regionale sulle politiche sociali. Il secondo vuole consolidare il processo di riorganizzazione della sfera socio-sanitaria.

Acradu. Trenta strutture con seicento anziani.

L’Acradu (Associazione cristiana residenze anziani e disabili dell’Umbria) è nata nell’ottobre 2002 con l’obiettivo di rappresentare le esigenze delle strutture cattoliche per l’assistenza agli anziani e ai disabili. Vi aderiscono, al momento 30 strutture, dislocate in tutto il territorio regionale, che ospitano 600 persone, tra anziani e disabili, con oltre 500 dipendenti. Tra i compiti statutari dell’associazione ci sono l’assistenza e la consulenza per i soci per seguire le procedure di adeguamento alle nuove norme. Che riguardano le strutture, i servizi, l’applicazione dei contratti di categoria per i dipendenti. È importante l’attività di formazione del personale nel solco dell’ispirazione cristiana e sempre nel rispetto dei malati e del diritto alla vita.

Il Consiglio direttivo dell’Acradu è composto, oltre che dal presidente Pasquale Caracciolo, da don Matteo Rinaldi (vicepresidente) dell’Opera “Don Guanella” di Perugia, Guido Iacono (economo/segretario) dell’Istituto Serafico di Assisi, suor Maria Pia Duca (consigliere) delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto, don Angelo Fanucci (consigliere) della comunità di Capodarco dell’Umbria, Daniela Roscini (revisione dei conti), Silvio Topo (consigliere) della casa della Divina Provvidenza per il riposo della vecchiaia di Ficulle (Terni).

AUTORE: Romano Carloni