Il 6 febbraio è sciopero generale! Di una città, di una provincia e regione, che solidale si è stretta intorno ai lavoratori del magnetico, per salvaguardare un diritto irrinunciabile, quello al lavoro. Non poteva che essere così. Troppo alta la posta in gioco: il futuro di centinaia di persone, in gran parte giovani della città, ma anche il futuro economico e produttivo di una regione e di una nazione, se è vero che, della produzione del magnetico a grano orientato l’Italia è una delle maggiori consumatrice a livello industriale. E c’è da salvaguardare l’intero complesso siderurgico, tenendo conto delle inevitabili ripercussioni derivanti dalle decisioni che interessano anche un solo comparto. Valutazioni socio-economiche ed occupazionali che si discostano certamente da quelle esclusivamente tecniche del management della Thyssen Krupp che, aridamente, cifre alla mano, ha comunicato la chiusura dello stabilimento ternano, in quanto la crisi del mercato internazionale del lamierino magnetico non permette loro alternative. Eppure il sito ternano, a detta di molti, ha una buona produzione e buona fetta di mercato. Certamente troppo discordanti i dati e le interpretazioni per una soluzione equa e rapida della crisi. Il mio suggerimento – ha affermato mons. Paglia – è legato soprattutto al metodo con cui affrontare la difficile e importante vicenda. E’ necessario che tra il governo italiano e la dirigenza della Thyssen Krupp, il tavolo di concertazione e di trattative, appena avviato, affronti serenamente e coscientemente tutti i vari aspetti legati alla vicenda, da quelli economici a quelli sociali ed occupazionali. Vorrei sottolineare che proprio nel 1981 il Papa, Giovanni Paolo II, in visita pastorale alla fabbrica ternana, parlò agli stessi lavoratori di dignità dell’uomo e del lavoro, come valori da cui nemmeno il mercato può prescindere. “Non ci può essere nessun progresso economico se si disattendono valori come questi, a meno che non si voglia lasciare che l’uomo diventi solo uno strumento al servizio del “dio denaro” – ha affermato il vescovo. Forse la fiducia e l’acquiescenza dei ternani, dalle istituzioni ai sindacati e ai lavoratori, non hanno considerato, in questi anni, nel giusto valore il fatto che, nel mondo globalizzato in mano alle multinazionali, anche le più gloriose produzioni, che hanno fatto la storia dell’industria nazionale, avrebbero potuto subire una fine ingloriosa solo per volere di ferree leggi di mercato.
Troppo discordanti i dati e le interpretazioni per una soluzione equa e rapida della crisi Sciopero generale!
AUTORE:
Elisabetta Lomoro