Elezione diretta del presidente: scelta obbligata o problema per la democrazia?

La (difficile) forma della democrazia

Cattolici sulle stesse posizioni dei comunisti? Pare impossibile eppure è accaduto parlando, o meglio discutendo animatamente, del nuovo Statuto regionale da quando, all’inizio del’ottobre scorso, è stata resa nota la Bozza approvata dalla Commissione consigliare speciale per lo Statuto. La stessa che in questo mese viene presentata e riceve osservazioni nei comuni dell’Umbria. L’alleanza improbabile si è registrata intorno alla questione della elezione diretta del presidente della Giunta regionale, ovvero della ‘Forma di governo’ dell’Umbria. Da una parte Forza Italia insieme a DS, Margherita, AN e Sdi, dall’altra Udc, Rifondazione, Comunisti italiani (Donati), Verdi ecologisti (Ripa di Meana). Un dibattito tutto politico, giocato tra i rappresentanti dei partiti. Non se ne è avuta grande eco nelle audizioni aperte alla ‘società civile’, quasi vi sia una delega ai partiti che può essere intesa come rinnovata fiducia nella rappresentanza politica tradizionale oppure, al contrario, come malcelato disinteresse per le regole della democrazia a conferma della distanza creatasi tra società e politica. Che sia un punto ‘caldo’ dello Statuto è confermato anche dal fatto che la stessa Commissione per i problemi sociali della Conferenza episcopale umbra (Caracciolo a pag. 4) ne ha fatto oggetto di riflessione nel documento che presentò un anno fa alla Commissione Speciale presieduta da Fiammetta Modena. Le posizioni. Il consigliere regionale Enrico Sebastiani (Udc) è stato strenuo oppositore della elezione diretta con attribuzione di poteri al presidente della Giunta che non sarebbero bilanciati da equivalenti poteri del Consiglio che nel nuovo statuto sarebbe ‘privo di identità e impossibilitato a svolgere il proprio ruolo’. L’esperienza attuale (indicazione del presidente da parte degli elettori) osserva Sebastiani, mostra già una Regione ‘meno efficiente, carica di personalismi e un addensamento di poteri forti nelle mani del presidente’. E con Rifondazione comunista preferirebbe mitigare l’elezione diretta in ‘indicazione popolare’ ispirata al Cancelliarato tedesco. Pur favorevole alla elezione diretta, Alleanza Nazionale si è espressa contro l’ipotesi che gli assessori possano essere tutti esterni al Consiglio (lo Statuto prevede un limite di un terzo degli assessori). Ne ha fatto questione di cassa (sarebbero nove politici in più, oltre ai trenta consiglieri, a carico dei cittadini) ma soprattutto non volevano ‘un aumento secco di nove amministratori da riservare esclusivamente alla maggioranza. Che in Umbria, si sa, potrebbe restare ancora quella di ieri. All’allarme ‘iperpresidenzialista’ ha risposto la Margherita che con Gianpiero Bocci ha sostenuto misure di rafforzamento del Consiglio aprrezzate, anche se giudicate insufficienti, anche da Sebastiani. Il riequilibrio dei poterei, afferma la Margherita, lo si è avuto introducendo il voto congiunto su presidente e coalizione che lo sostiene, ma anche riconoscendo al Consiglio la potestà di scrivere i regolamenti (attualmente della Giunta). Ai consiglieri sarebbe riconosciuto un potere di controllo più penetrante su enti e agenzie regionali e a rafforzare il Consiglio vi sarebbe anche la ‘concertazione’ che precede la formazione di provvedimenti che oggi arrivano in aula quando i soggetti sociali e politici sono già stati sentiti.

AUTORE: Maria Rita Valli