Forse il peggio è passato. Secondo l’indagine congiunturale tra le imprese dell’Umbria di Confindustria, nel primo trimestre di quest’anno la produzione è aumentata dello 0,7% rispetto al primo trimestre 2014.
Non una grande crescita: “Date le premesse del periodo – è detto nell’indagine – ci si attendeva qualcosa di meglio. Viste le esperienze, è meglio stringere i denti, una volta di più, e prepararsi ad altri mesi di tensione”.
È comunque il segnale – si spera – di un’inversione di tendenza dopo tanti “segni meno”. Si tratta di “una ripresa – dice Confindustria – che non è ancora del tutto a pieno regime, ma va comunque apprezzata”.
Trascinata soprattutto dal tessuto industriale della provincia di Terni, che registra un +0,8, mentre nelle imprese di quella di Perugia l’aumento della produzione è stato dello 0,5%, dunque inferiore alla media regionale.
A confermare la maggiore difficoltà delle aziende della provincia di Perugia è anche il confronto con l’ultimo trimestre del 2014 che vede la produzione industriale calata dello 0,6% mentre in quella di Terni c’è stata una crescita dello 0,6%. Merito soprattutto delle imprese meccaniche mentre sono in crisi quelle della carta, cartotecnica e stampa, più presenti in provincia di Perugia.
L’indagine congiunturale di Confindustria registra anche segnali positivi sulla ripresa degli ordinativi, anche se – si precisa – “siamo al minimo del pessimismo fin qui registrato”.
Segnali che, secondo Confindustria, autorizzano “a prevedere un generale miglior profilo congiunturale nel trimestre aprile-giugno, specialmente se l’aumento di occupazione nelle imprese partecipanti innescherà gli attesi effetti di amplificazione dell’impatto sulla domanda intema, e se si manterranno le favorevoli condizioni del contesto intemazionale. Snodo cruciale per un effettivo e generale rilancio delle attività produttive – afferma ancora l’indagine – resta in ogni caso il recupero delle nostre tradizionali buone attività manifatturiere. In Italia come in Umbria”.
Perché questo avvenga “sarebbe necessario poter fare affidamento su una seria politica industriale, che orienti le scelte delle imprese, le sostenga nella ricerca di alcune soluzioni strategiche, e le inviti a unirsi maggiormente in rapporti di collaborazione e condivisione di risorse comuni: sia su scala nazionale, sia nella dimensione regionale, dove le scelte possono essere declinate considerando le specificità territoriali”.
Insomma, serve un impegno di chi governa Stato e Regioni per “una seria politica industriale”; ma anche quello degli imprenditori, che devono puntare sull’innovazione e sulla collaborazione tra aziende per poter operare sui mercati internazionali. Creando finalmente nuovi posti di lavoro.