In questa domenica il Vangelo di Marco ci consegna il momento-culmine della cena che Gesù fa con i suoi prima di iniziare il cammino che lo condurrà alla croce. Tutte le parole che Gesù pronuncia in questa cena di addio, e che abbiamo ascoltato in queste domeniche dopo la Pasqua, sono illuminate ulteriormente dall’istituzione dell’eucaristia con cui Gesù conclude la cena.
L’amore per gli esseri umani ha bisogno di contatto fisico. Gesù mostra di assecondare questa esigenza creando l’eucaristia, che è una risposta fantastica al suo desiderio di restare fisicamente presente sulla terra e, nello stesso tempo, al desiderio dei suoi amici di tenerlo vicino. Si potrebbe dire che l’eucaristia soddisfa così un’esigenza reciproca.
L’eucaristia ricapitola tutta la vita di Gesù fino al dono supremo di sé al Padre. È insieme sacramento di Gesù crocifisso, vertice, causa e modello dell’unità, e del Risorto in mezzo a noi, che ci rende suo Corpo. L’eucaristia forma la famiglia dei figli di Dio, fratelli di Gesù e tra loro. Egli, unendo i cristiani a se stesso e tra loro in un unico Corpo, che è il suo, dà vita alla Chiesa nella sua essenza più profonda. L’eucaristia produce la comunione tra fratelli. Gesù eucaristia è l’anima, il cuore della vita stessa della Chiesa. Quando ricevo Gesù eucaristia (premettendo l’amore reciproco che egli ci ha comandato), consegno la mia vita al Crocifisso-Risorto che la porta nel seno della Trinità; per cui posso affermare con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Tu in me”.
La radice sacramentale più profonda dell’eucaristia è la vita trinitaria, alla quale siamo chiamati, per vivere nella Trinità e a modo della Trinità. Gesù estende a chiunque si unisce con lui il rapporto trinitario che ha con il Padre e lo Spirito santo. Compito dell’eucaristia è di renderci “Dio” per partecipazione. Mescolando alle nostre carni quelle vivificate (dallo Spirito santo) e vivificanti del Cristo, ci divinizza nell’anima e nel corpo. La Chiesa stessa si potrebbe definire “l’Uno provocato dall’eucaristia”, perché composta da uomini e donne divinizzati, fatti Dio, uniti al Cristo che è Dio, e tra loro.
L’eucaristia è un mistero nuziale: è il mistero della donazione che Cristo fa del suo Corpo alla Chiesa sua sposa. Questo dono è l’espressione della sua fedeltà fino alla morte. Come non è possibile una Chiesa senza eucaristia, così non è possibile una famiglia, piccola Chiesa, senza eucaristia. Nell’eucaristia gli sposi riscoprono se stessi come attualizzazione della nuova alleanza. Accogliendo il dono d’amore che Gesù fa di se stesso nell’eucaristia, essi vivificano e accrescono la capacità di donarsi reciprocamente. Andiamo all’eucaristia per riconoscere Cristo sposo nel gesto dello spezzare il pane.
Viviamo con slancio la nostra esperienza coniugale per riscoprire in essa il ritmo eucaristico del dono e dell’accoglienza totale, per riconoscere nell’eucaristia la fonte del nostro matrimonio. La chiamata a essere “una sola carne”, un solo corpo, rivolta da Dio all’uomo e alla donna alle origini nella creazione, si realizza per gli sposi con la partecipazione al banchetto eucaristico. È come se gli sposi si dicessero reciprocamente: “Il nostro legame non si basa solo sull’ eros naturale o sulla decisione di condividere una vita insieme. Il nostro impegno coniugale si fonda su Gesù”.
Nell’essere due in una sola carne, gli sposi si appartengono completamente e definitivamente. Nel dono eucaristico essi riconoscono Cristo, lo Sposo con loro, e ritrovano i veri dinamismi della loro nuzialità. L’eucaristia, dono del corpo e del sangue di Cristo offerti per noi, crea un legame intrinseco tra l’uso che Gesù fa del proprio corpo – un dono – e l’uso che gli sposi fanno del proprio corpo, che esprime il dono totale di ciascuno all’altro. L’eucaristia è la sorgente vera da cui essi possono attingere il bell’amore. È necessario riproporre continuamente la centralità dell’eucaristia nella vita del cristiano e della comunità, mostrando come in essa confluisca e da essa parta ogni realtà e ogni impegno nella Chiesa e tra gli uomini.