Don Marino fu collaboratore de La Voce e lavorò alla costituzione della Fireu

Ricordo a 25 anni dalla morte

In occasione della Commemorazione dei defunti, saranno 25 anni dalla morte di don Marino Calzoni, parroco di Santa Maria in Case Bruciate, inesauribile ed insostituibile guida per capire ciò che mi stava attorno e per imparare a scriverlo. Registrava, durante la benedizione pasquale anno dopo anno, la situazione di ogni famiglia e di ogni stabile, intuì la crescita del quartiere di Case Bruciate, ma soprattutto era il punto di riferimento e di confronto anche per chi la pensava diversamente. Preparava le prime omelie a Castiglione della Valle scrivendo tra le tabelle di fogli del catasto agrario. Mi hanno commosso gli appunti degli esercizi spirituali presi direttamente in latino sui classici quaderni neri e la cura con cui, anno dopo anno, preparava i testi delle omelie per i bambini della prima comunione. Lavorò per La Voce, dalla fine degli anni ’50 come collaboratore e poi, dal ’65 come responsabile della ‘Voce di Perugia’, la pagina settimanale dedicata alla diocesi del capoluogo. Sapeva trovare la sintesi anche nelle situazioni difficili di quegli anni. Conservava appunti e schemi d’articoli, idee abbozzate, spesso scritte di traverso sui ritagli dei giornali. Lavorò anche alla costituzione della Fireu, una federazione che unisse gli istituti educativi della regione, per farne un interlocutore unico e forte nei confronti di enti locali e Stato, che mal digerivano le scuole cattoliche. Poco prima della morte, riuscì a federare la Fireu con la Fidae. I conti della costruzione della chiesa, gli articoli, i mille appunti per gli incontri con suore, preti, famiglie e insegnanti nella breve vita della Fireu, tracciano la sua breve esistenza terrena insieme alle parole affettuose e grate del missionario Edoardo Mason, a quelle dei bambini delle elementari che gli scrissero dopo il primo infarto, insieme con quelle dei parrocchiani di Fontivegge indignati per la scelta di costruire la chiesa a Case Bruciate, insieme alle foto con mons. Baratta, che si affidò a don Marino per programmare l’arrivo da Rieti e per la prima messa con i giornalisti. A me rimane la sua presenza sempre viva nel cuore e nella mente Dopo la grande gioia che condividemmo per la scelta del Papa Polacco, avrei letto volentieri in questi anni i suoi articoli sulle vicende italiane e umbre.

AUTORE: Domenico Corucci