La presentazione del Dossier statistico sull’immigrazione curato dalla Caritas arriva in un momento di particolare attenzione dei mass media e della gente suscitata dalla tragedia del ‘barcone della morte’ a Lampedusa. Quindici somali superstiti di un viaggio infernale di sedici giorni, dieci senza viveri nè acqua nè riparo. Cinquantasette sarebbero i morti gettati in mare nel lungo viaggio. Anche donne e bambini. Tredici i cadaveri rimasti sul barcone perché i vivi, stremati, non avevano la forza di buttarli a mare. Zahra l’hanno ritrovata in fin di vita sotto i suoi compagni di viaggio morti. Forse tentava di ripararsi dal freddo. Un guasto al motore ha trasformato il viaggio della speranza che doveva durare cinque giorni in un viaggio senza ritorno. E’ solo l’ultima tragedia dei disperati che cercano di approdare in Europa alla ricerca di una vita migliore. La via del mare, con l’approdo in Sicilia (e in minor misura Puglia e Calabria) ha portato 11.670 immigrati irregolari in Italia in questi dieci mesi. Meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando ne sbarcarono 19.320. Numeri dietro i quali si celano persone che vengono ‘sbattute’ in prima pagina con i loro volti e i loro nomi solo quando ci sono tragedie. Martedì il dossier statistico redatto dalla Caritas porterà numeri e analisi sul fenomeno dell’immigrazione. Potrà sembrare freddo, anonimo, asettico, ma basterà pensare a Zahra o ai tanti immigrati che abbiamo conosciuto, o ai nostri (italiani) emigrati all’estero, per dare un’anima al Dossier. Nel volume è contenuta una parte dedicata alle regioni. Per l’Umbria è stata curata da Stella Cerasa, assistente sociale della Caritas diPerugia, la città umbra con la più alta presenza di immigrati. Ha lavorato con i dati statistici che le hanno fornito, ma per spiegare di cosa stiamo parlando fa riferimento a persone che ha incontrato. Parla di una nuova immigrazione di donne dall’Europa dell’Est. Non più ‘ballerine’ o giovani sfruttate dal raket della prostituzione, ma donne adulte, sui cinquant’anni, che lasciano marito e figli in Ucraina e Moldavia per lavorare e mandare soldi a casa. Martedì avremo i numeri del fenomeno, ma basta andare in un noto supermercato di Perugia per vedere i loro volti. Lì si incontrano come al mercato. Si ritrovano. E’ luogo di incontro anche delle donne sudamericane, giovani questa volta, che hanno lasciato al Paese i bambini, magari con le nonne, ma che qui trovano nuovi compagni, hanno altri bambini che non possono allattare perché devono lavorare e vanno in Caritas, prima ancora che nasca i figlio per chiedere latte in polvere. “E’ un’emergenza” dice Stella, come quella dello sfruttamento dei minori (adolescenti). In genere provengono dalla Romania, senza genitori, con qualche parente che li organizza e li sfrutta. Non mafia organizzata ma ‘azienda familiare’. Il risultato non cambia: piccola delinquenza e una volta maggiorenni carcere o rinvio in patria. Situazioni che non sono fatalmente inevitabili. Vanno affrontate, dice Stella, con regole che siano comuni a tutta l’Europa.
Minori e donne adulte: arriva dall’Est la ‘nuova’ immigrazione
Nel Dossier Caritas sull'Immigrazione la situazione della nostra regione
AUTORE:
MariaRita Valli