Nove bimbi orfani accolti dai volontari del Campo Caritas

Goretti: lavoro apprezzato in Kossovo

“E’ stata un’esperienza bellissima. In poco tempo ho avuto molti contatti con tante persone. Ho ricevuto l’impressione che i cattolici godono di stima e di prestigio, hanno la fiducia della gente, pur essendo una piccola minoranza”. Così mons. Sergio Goretti, vescovo di Assisi-Nocera-Gualdo e presidente della Conferenza episcopale Umbra, racconta quella che chiama la sua “bellissima” esperienza in Kossovo. Mons. Goretti si è recato a Radulac dove ha sede il campo Caritas attivato nell’autunno del 1999 e sostenuto dalle Chiese umbre e dai volontari che vi dedicano un periodo della loro vita, come gli attuali responsabili Massimo e Cristina. “Il campo Caritas è una bella opera e svolge un’attività apprezzata anche dai musulmani. I volontari hanno costruito quattrocento case, senza discriminazione, operando a favore della popolazione senza chiedere l’appartenenza religiosa. Le donne musulmane – continua il Vescovo – mi salutavano volendomi baciare i piedi. La cosa curiosa è anche che mentre i musulmani, con i dollari degli sceicchi d’Arabia, hanno costruito molte moschee nella zona, i cattolici hanno solo restaurato qualche chiesa. Il loro impegno è stato soprattutto nell’adoperarsi per la costruzione delle case e la gente sembra aver capito la differenza di comportamento tanto che le chiese cattoliche sono affollate e vivaci, mentre dalle moschee viene fuori la voce amplificata della preghiera diffusa attraverso gli altoparlanti per tutto il territorio”.Continuando il racconto, mons. Goretti sembra persino commosso quando descrive la sua visita ai nove orfanelli, nove bambini che sono come dei “gioiellini”, trattati con tanto affetto e cura come si conviene. Il Vescovo prevede per il futuro non solo una continuazione del lavoro, ma uno sviluppo positivo sulla base della possibilità di sfruttare 270 ettari di terreno, preso in affitto, finora lasciato incolto e contestato da vari pretendenti, se ho ben capito, dal quale potranno trarre delle risorse alimentari ed economiche. Resta anche come fattore positivo l’amicizia con i capi dei membri del “Villaggio Italia” del contingente militare italiano sotto l’egida dell’Onu in Kosovo, dal quale traggono motivo di sicurezza per un lavoro sereno.

AUTORE: E.B.