Catechisti: ‘missionari semplici e ricchi del Dio che si annuncia’

Montemorcino / Oltre 200 catechisti al convegno. Relazione introduttiva di padre Ottolini

Erano presenti circa 200 catechisti, al convegno ‘La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana’ che si è tenuto domenica scorsa a Montemorcino; ma in diocesi, tra catechisti dei fanciulli, dei ragazzi e degli adulti se ne contano oltre 1.500. La rappresentanza di questi educatori alla fede ‘ principalmente catechisti di fanciulli e ragazzi, visto il tema del convegno ‘ si è ritrovata per l’annuale appuntamento di inizio attività in una giornata segnata da non pochi disagi, causa il black-out che ha coinvolto tutta Italia. Iniziazione cristiana. Il tema è stato scelto anche sulla scia del documento, la terza Nota, dell’Ufficio catechistico della Cei, che conclude il lungo percorso di revisione sul come ‘fare’ cristiani oggi, documento uscito lo scorso giugno. ‘L’iniziazione è il passaggio più importante per entrare nella Chiesa ‘ spiega Massimo Liucci, membro del Centro diocesano per l’evangelizzazione e la catechesi e organizzatore del convegno ‘ e oggi non c’è più la società, la famiglia in primo luogo, che fa iniziazione alla fede’. A tenere la relazione introduttiva per i lavori di gruppo è stato invitato padre Piero Ottolini, dehoniano della diocesi di Milano, direttore della rivista Evangelizzare, il quale in maniera esauriente ha illustrato il tema. Dalla sua relazione viene fuori una figura di catechista ben definita. Essere catechisti significa essere missionari semplici, poveri di sé e ricchi di quel Dio che annunciano, che offrono gratuitamente attenzione alle persone, non mancando di fiducia e coraggio nella prova. E allora occorre ripensare la pastorale che non sarà più oggi, a causa delle mutate condizioni culturali, una ‘cura fidei’, ma l’azione di una Chiesa ‘non guidata da valutazioni quantitative (il numero crescente di fanciulli e adulti che chiedono accesso alla fede) o dalla preoccupazione efficientista di ottenere risultati’, ha detto padre Ottolini, che ha sottolineato come ‘nessun sistema di iniziazione cristiana è in grado di dare garanzie assolute di risultato pastorale’. Insomma, una Chiesa che ricerchi il ‘modo più corretto di proporre e di vivere la fede ecclesiale oggi, tenendo come punti di riferimento il dono di Dio che suscita la fede e la realtà storica in cui si vive’. In vista dell’inizio dell’esperienza dei centri di ascolto in ogni parrocchia, così come stabilito nel Piano pastorale diocesano per il 2003-04, abbiamo chiesto a padre Ottolini una parola: ‘Nei centri di ascolto credo che la cosa fondamentale sia l’umanità che si stabilisce tra le persone’, dice il religioso. ‘Noi diciamo sempre che per fare un centro di ascolto di persone adulte occorre che ci sia la capacità di ascoltare di qualcuno e di fare armonia. Seconda cosa: che tutti abbiano la voglia di parlare e di comunicare e che si parli di cose che interessano, perché essendo adulti ci deve essere questo aspetto’. E in un contesto culturale come quello in cui ci troviamo non sarà facile suscitare l’interesse degli ascoltatori. ‘Qui la cosa fondamentale sarà l’animatore. Se l’animatore è invadente, il rischio sarà grosso; se invece è disponibile, un mansueto, un ‘povero’ come dicevo prima, allora questo può aiutare’.

AUTORE: Francesca Acito