Come mai i preti di Perugia, al loro primo incontro dopo il ‘riposo’ (si fa per dire!) dell’estate si sono ritrovati intorno alla figura di San Giuseppe? Le risposte possono essere tante: intanto il nostro vescovo Giuseppe, appunto, o le fatiche di un padre di famiglia a cui assomigliano le nostre, di preti, nella ‘famiglia’ parrocchiale… O piuttosto per ricordare anche per questo motivo Leone XIII, che in questo grande anno di anniversario ha tenuto le fila di gran parte delle proposte fatte dalla nostra diocesi. Infatti è Leone XIII che ha scritto una importante enciclica su di lui, e ha diffuso la preghiera a questo Santo grande e umile: una preghiera che i nostri nonni hanno certamente recitato tante volte (‘A te o Beato Giuseppe…’). Per aiutarci a fermarci un po’, con rispetto e ammirazione, accanto a Giuseppe, è venuto a parlarci, giovedì 11 al primo ritiro del clero di questo anno pastorale, padre Tarcisio Stramare, un biblista che si è specializzato proprio sui vangeli dell’infanzia, dove si intravvede la presenza – sempre discreta, ma essenziale – del ‘padre’ di Gesù. Sembrava un fan, come si usa dire, di san Giuseppe, e ha messo tanto entusiasmo per correggere l’dea corrente che si ha di questo Santo. Infatti, con la scusa che è così silenzioso, nel Vangelo, quasi nessuno degli studiosi si è chinato ad ascoltarne il messaggio, magari nascosto eppure prezioso. Ci ha provato lui, padre Stramare, riassumendo per noi alcune affermazioni che ha diffusamente studiato ed esposto in svariate publicazioni. Proviamo a fare il riassunto del riassunto? Prima di tutto, Giuseppe era un giovane, al tempo del matrimonio con Maria. Il cliché lo descrive invece vecchio (così alcuni vangeli ‘apocrifi’, cioè non autentici), come a proteggere la verginità di Maria. Tra gli Ebrei del tempo il matrimonio avveniva tra ragazzi poco più che adolescenti, e non c’è motivo per fare un’eccezione per Giuseppe. Poi, Giuseppe era vero sposo di Maria: infatti il matrimonio nasce nel cuore, da un amore assoluto ed esclusivo, e fedele. Tale, certamente, per la grazia particolare del Signore, deve essere stato il loro amore. Ecco perché Maria e Giuseppe possono essere un’icona del matrimonio per tutti gli sposi, loro, ‘i santi sposi’. Ancora, Giuseppe è l’uomo di fede – che si fida del progetto di Dio, anche quando non è comprensibile dalla nostra ragione umana -, e obbedisce alla sua Parola: in questo senso è detto ‘giusto’. Giuseppe è anche padre di Gesù. Non nel senso corrente, ma comunque in modo autentico. Per citare l’esortazione apostolica che Giovanni Paolo II ha scritto (riferendosi anche lui al suo predecessore Leone XIII), Giuseppe è, nella famiglia di Nazaret, il padre: ‘non è la sua una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è apparente o soltanto sostitutiva, ma possiede in pieno l’autenticità della partenità umana, della missione paterna nella famiglia’ (Redemptoris custos). Dopo i racconti dell’infanzia, nel Vangelo, non si parla più di Giuseppe: lo immaginiamo a Nazaret, nella sua bottega di ‘carpentiere’ ( un artigiano factotum del tempo), magari a guardare di nascosto Gesù, questo ‘figlio’ misterioso, e sua madre Maria… quasi attento a non disturbare. Giuseppe, uomo giusto, umile e discreto, insegnaci il servizio nascosto, che non cerca gratificazioni e applausi, ma si contenta (e che premio infinito è!) della vicinanza del Signore Gesù… che forse ha visto realizzata in te, per primo, la sua missione di ‘Figlio dell’uomo che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita…’.
I preti si riuniscono intorno alla figura di san Giuseppe
Ritiro del clero: incontro con padre Stramare
AUTORE:
don Saulo Scarabattoli