L’Umbria è stata attraversata dalla marcia Perugia-Assisi promossa dal Movimento 5 stelle per sostenere l’avvento del reddito di cittadinanza. Il tema è di rilievo nazionale, ma ha toccato anche la campagna elettorale, anche se i candidati alla presidenza – tranne quello del M5s – hanno dato risposte interlocutorie.
Intanto il candidato del centrodestra, Claudio Ricci, ha presentato il proprio programma, molto snello. Tra i vari progetti ce n’è uno che punta ad azzerare gli sprechi per ridurre le tasse regionali. In pratica, Ricci propone di risparmiare, nei primi tre anni di legislatura, il 10 per cento del bilancio disponibile, quasi 250 milioni di euro, mentre si dice contrario alla trasformazione della E45 in autostrada.
La campagna elettorale si sta intensificando, nonostante non ci sia una grande mobilitazione. Con l’avvicinarsi del traguardo – domenica 31 maggio – si fanno vedere i rappresentanti nazionale dei vari partiti o movimenti. Tutti però sembrano avvertire una certa preoccupazione: il forte rischio dell’astensionismo. L’ultimo dato sull’affluenza alle urne per le regionali umbre – il 65 per cento del 2010 – già mostrava un costante calo della partecipazione rispetto a tutte le altre consultazioni. E stavolta raggiungere quella percentuale pare quasi impossibile.
Un successo con uno scarno consenso non porrebbe l’Umbria vicino all’Europa (nei Paesi con democrazia consolidata non si registra un’alta partecipazione alle urne) ma farebbe subito parlare di vittoria dimezzata. Sarà inoltre la prima volta che l’elettore umbro ci cimenterà con la nuova – e tanto contestata – legge elettorale. Va ricordato che i 707 mila umbri saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente della Regione tra gli 8 candidati, e i membri dell’assemblea di palazzo Cesaroni (20 e non più 30) tra gli oltre 300 in lizza.
Tra le novità, il fatto che è stata introdotta la doppia preferenza di genere al consigliere della lista che appoggia il candidato presidente. La cosa particolare è che l’elettore potrà scrivere il nome di un solo candidato, oppure di due; ma in tal caso bisognerà indicare una preferenza a favore di un candidato di sesso diverso, altrimenti la seconda preferenza sarà annullata. In sintesi: si potrà votare un uomo o una donna, ma non due donne o due uomini perché la seconda preferenza non sarebbe valida. La nuova legge vieta anche il voto disgiunto, cioè la preferenza a un certo candidato presidente e il voto per una lista e un consigliere di diverso schieramento.