A Calvi e Otricoli sono stati festeggiati i santi Patroni con rievocazioni storiche e solenni celebrazioni in memoria di due santi martiri dei primi secoli del cristianesimo. A Calvi il patrono è san Pancrazio, cristiano martirizzato all’età di soli 14 anni a Roma sulla via Aurelia, sotto l’impero di Diocleziano.
I festeggiamenti a Calvi in onore di san Pancrazio risalgono all’inizio del XIII secolo, e in quest’occasione il giovane santo è rappresentato dai quattro “signorini” e dai quattro stendardi. I signorini sono bambini vestiti da soldato romano che impersonano san Pancrazio, mentre gli stendardi sono dei grandi drappi di seta su cui è dipinta l’immagine del Santo, sorretti dai gonfalonieri, gli altri protagonisti della festa.
A Otricoli il patrono è san Vittore, giovane originario dell’antico borgo romano sulle sponde del Tevere che fu arruolato nell’esercito romano, nella milizia equestre, e inviato a combattere in Siria. Accusato dal prefetto dell’Egitto e della Siria, capitano generale dell’esercito imperiale dell’Asia, di essere seguace del cristianesimo, dopo l’interrogatorio e vari supplizi fu gettato in una fornace ardente, poi gli fu fatto bere un potentissimo veleno e bruciate le carni. Dopo tre giorni di torture, fu decapitato il 14 maggio dell’anno 168. Il corpo di san Vittore, riportato in patria e sepolto presso la città antica di Ocriculum , fu ritrovato dal vescovo Fulgenzio verso la metà del VI sec.
Due santi molti venerati dalle rispettive comunità locali, per quella che è una festa di popolo che ha radici cristiane antiche e profonde.
“È bello – ha detto il vescovo Giuseppe Piemontese , che ha presieduto le celebrazioni – vedere il popolo di Dio che si raduna attorno all’altare per fare memoria del suo santo Patrono, per rivivere la passione, morte e resurrezione del Signore nella vicenda di questi giovani testimoni dell’amore di Dio. Questa memoria ci aiuta a prendere forza e vigore dal Pane eucaristico in vista degli impegni e della testimonianza civile e cristiana.
Credo che chi venga da fuori resti meravigliato da questo dispiegamento di costumi e di tradizioni, di suoni. È necessario però cogliere i sentimenti che animano tutti voi, il vostro affetto e la vostra devozione per il santo Patrono, per rendere gloria a Dio e pregare perché questa tradizione che abbiamo ricevuto dai nostri padri possa continuare a testimonianza per le generazioni future.
Non solo tradizione, ma riscoperta delle radici cristiane, che aiutino a esprimere la vostra identità di popolo ma anche la vostra identità di cristiani, devoti e amici di Gesù”.