Age quod agis: in questi mesi, in coda ai festeggiamenti per la maturità conseguita, lo ripetono i bravi genitori cristiani ai loro figli ancora in bilico per la scelta della facoltà universitaria. ‘Fa’ bene quello che fai, figlio mio. Sappi che, una volta scelta la facoltà, dovrai darci sotto di buzzo buono, non dovrai perdere tempo, dovrai finire presto e bene’. Il foraggio te lo passiamo noi, ma tu fa’ il tuo dovere’. ‘Dovere’: dalle fasce lo stanno educando al senso cristiano della vita, e mai quella parola (‘dovere’) ha avuto un profilo tanto basso. Dice tutto e il contrario di tutto si equivalgano. Alias: conoscete qualche genitore che in occasioni come questa si ricordi di essere cristiano e dica al proprio rampollo, mentre egli sta compulsando i policromi dèpliants che reclamizzano questa o quella facoltà universitaria, così simili a quelli degli ipermercatoni: ‘Figlio mio, scegli la facoltà giusta, cioè quella: – che ti renderà più facile salvarti l’anima; – grazie alla quale potrai orientare meglio il tuo lavoro alla crescita del Regno di Dio; – grazie alla quale potrai più agevolmente contribuire a far camminare la Chiesa sul binario giusto’. Mi pare che in una scelta tanto importante criteri di questo genere non solo dovrebbero essere presenti, ma risultare preponderanti. Provocazioni. Forse di fronte ad esse i 25 lettori di questa nostra pallente rubrichetta settimanale riescono ad annuire solo con fatica. Ma immaginate lo sghignazzo grandioso che quelle mie ipotesi avrebbero suscitato qualora ‘ mi tremano le viscere al solo pensiero! ‘ le avessero pubblicate il Corriere della Sera o Repubblica. Sentite i rimbrotti? ‘Ma da quale polveroso sgabuzzino hai tirato fuori quei filosofemi d’accatto!?’. Il giovane scelga la facoltà universitaria che più lo gratifica. Cioè quella che domani gli potrà assicurare più danaro, più prestigio, più potere. Già. Ma don Milani ai suoi alunni proponeva il sindacalista e il maestro come i due soli mestieri che secondo lui meritavano di essere presi in considerazione da un ventenne generoso. Esagerava? Forse. Ma per lo meno evitava di far equivalere tutto al contrario di tutto.