Efficienza e coesione sociale per risollevare l’economia regionale

Il punto sull'economia umbra con Banca d'Italia, Camera di commercio e Assindustria

Il rallentamento dell’economia umbra. Il 5 giugno la filiale perugina della Banca d’Italia ha presentato le Note sull’andamento dell’economia dell’Umbria nel 2002, così arricchendo la serie delle analisi annuali sull’economia regionale e provinciale. L’indagine della Banca d’Italia ha ad oggetto tutti i comparti dell’economia regionale e segnala gli aspetti di maggior rilievo: proseguimento nel 2002 del rallentamento dell’economia regionale nel suo complesso; per il manifatturiero risultati sostanzialmente in linea con il 2001, anche se con difficoltà nel tessile e nel chimico; continuazione della fase favorevole nelle costruzioni; riduzione della produzione agricola lorda vendibile; decelerazione nei servizi e in particolare nel Commercio; tenuta del movimento turistico. Per la prima volta dal 1998, aumento del tasso di disoccupazione e ripresa dell’espansione della quota dei lavoratori con contratto a termine; incremento dei contratti di lavoro interinale e di collaborazione coordinata e continuativa (maggior ricorso a forme di occupazione flessibile); aumento delle ore autorizzate di Cassa integrazione ordinaria. Alcune criticità dell’impresa umbra. Un’importante integrazione di questi dati è offerta dalla Camera di Commercio di Perugina (sulla base di dati del proprio archivio e di quello di Unioncamere), in occasione della prima giornata dell’Economia (5 maggio 2003), con riferimento ad aspetti non solo congiunturali ma anche strutturali, per lo più riguardanti le imprese umbre. Tra i molteplici aspetti presi in esame, ricordiamone innanzitutto alcuni positivi, di irrobustimento e di vitalità innovativa, concernenti: la forma giuridica (aumento, a partire dal 1999 del peso delle società di capitali); le variazioni delle domande depositate per invenzioni, modelli ornamentali, modelli di utilità, marchi negli anni 1996-2002 (in generale superiori al dato nazionale). Però le indicazioni disponibili sono per lo più motivo di preoccupazione. Tra le principali criticità, ricordiamo alcuni aspetti di scarso dinamismo ed apertura, concernenti: la localizzazione (nelle province umbre) di unità locali di imprese con sede in altre province (con un grado di attrazione dell’Umbria ben al disotto del valore nazionale) e la delocalizzazione (costituzione in altre province di unità locali di imprese con sede nelle province umbre, con un’intensità di nuovo nettamente inferiore al dato nazionale); i flussi di investimento dall’estero e per l’estero (trattasi di realtà ancora ‘poco rilevante per la provincia perugina, e in generale per l’Umbria’); il grado di apertura verso l’esterno (rapporto export/valore aggiunto) dell’Umbria e ancor più della provincia di Perugia, nettamente inferiore al dato nazionale e del Centro-Italia. Altri aspetti hanno ad oggetto il versante fondamentale delle risorse umane, e precisamente: la ‘produttività del lavoro’ nelle società di capitali (nel complesso inferiore al dato sia del Centro-Italia che dell’Italia, tale scarto essendo dovuto alla provincia di Perugia); il rafforzamento della qualità delle risorse umane (con una percentuale di dipendenti formati nel 2001 inferiore al dato nazionale); il tasso di entrata (rapporto assunzioni/dipendenti) delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (pari nella provincia di Perugia a meno della metà del dato nazionale). Segnaliamo infine alcune stime riguardanti: la redditività delle imprese (a Perugia mediamente inferiore al dato nazionale) e le infrastrutture (con un indice di dotazione per Perugia e per l’Umbria nettamente più basso del dato nazionale). Sistema produttivo e Patto per lo sviluppo: obiettivi e presupposti. Il 4 giugno 2003 Assindustria Perugia ha tenuto la sua assemblea generale annuale. La relazione del Presidente si va ad affiancare ai documenti sopra ricordati sull’economia regionale. In tale relazione, si punta l’attenzione sull’esigenza di infrastrutture, ritenuta assolutamente prioritaria, di maggiore efficienza da parte della Pubblica Amministrazione, di una migliore e più fruttuosa intesa con l’Università. Non vengono fornite peraltro informazioni sui problemi e sulle difficoltà principali, più diffuse, più stringenti, dell’organizzazione e della gestione delle imprese associate. Giustamente gli attori del Patto per lo sviluppo si propongono di superare le carenze indicate, presenti nell’assetto produttivo e sistemico della regione. Ma ciò richiede la disponibilità di una base conoscitiva adeguata: in assenza di questa, come impostare politiche economiche razionali e come valutare gli eventuali miglioramenti? Uno sviluppo significativo e durevole della società regionale richiede certamente più efficienza, ma anche più coesione sociale e quindi più giustizia: in una tale prospettiva i due termini sono interconnessi e si rafforzano reciprocamente. Operare in questa duplice direzione richiede un grande impegno, un grande sacrificio alle popolazioni. Come, a livello di impresa, lavorare per la qualità e per l’innovazione esige motivazione e coinvolgimento di tutto il personale, così, a livello di territorio, lavorare per accrescere la competitività e la qualità del sistema suppone chiara determinazione degli obiettivi e loro specificazione territoriale, trasparenza dei processi che si intende attivare, partecipazione e coinvolgimento effettivi di tutta la cittadinanza: sviluppo economico, coesione sociale e democrazia si saldano insieme, in una corrispondenza virtuosa che costituisce la vera sfida che dobbiamo affrontare.

AUTORE: Pierluigi Grasselli