Il Signore è risorto! Il velo del Tempio squarciato il Venerdì santo ha aperto un baratro di disperazione, riempito dal silenzio attonito del Sabato santo: che fare? Il Signore è morto. Il suo corpo è stato sepolto in fretta. Tutto tace. Nessuna parola consola o insegna. Nessun malato può sperare, nessun morto risorgere. Le donne girano intorno alla morte di lui: sotto la croce, a controllare dove viene sepolto, a circondarlo di cura appena il sabato finisce. Hanno bisogno di toccarlo, di mettere in moto i gesti della pietà e dell’amore, prima che quella carne tanto amata cominci a languire nel disfacimento della morte. Veramente la tristezza scende su tutto. I due discepoli che vanno verso Emmaus lo spiegano bene: avevano creduto che Gesù fosse colui che doveva venire, e invece è stato preso e ucciso. E ora, semplicemente, non si sa da che parte ricominciare a cercare una speranza capace di reggere il confronto con quella che Gesù aveva portato.
Su tutto questo si leva un grido stupefacente: “Chi cercate tra i morti è vivo!”. Tale è la portata di un simile annuncio che i discepoli stentano a credere alle discepole che devono riferirlo: forse hanno paura di restare nuovamente delusi. Invece le donne dicono il vero. Non ci sono però parole per portare questo annuncio in modo adeguato, e infatti i Vangeli riportano frammenti di testimonianze, a volte confuse, a volte contraddittorie, come quando si cerca di raccontare nella foga tutti insieme qualcosa di bellissimo che ci ha sconvolto: le parole si accavallano spontaneamente nell’entusiasmo, non rielaborate a mente fredda, ma gettate di slancio intorno a noi. Il Signore è risorto! Non si può stare a centellinare i dettagli o a rifinire con dovizia i particolari, bisogna correre, gridare, abbracciarsi. I racconti della Risurrezione non vengono costruiti a tavolino per convincere qualcuno, sono il getto spontaneo sorto da un evento unico, non raccontabile, eppure da raccontare con urgenza.
E così fa la Chiesa, che riversa sui credenti un fiume di segni e di parole nella liturgia pasquale. Cominciamo di notte, con nove letture, perfino ridondanti, per immergersi nel cuore dell’opera di Dio. Questo fiume di parole, che traccia la storia della salvezza dalla creazione fino al mattino di Pasqua, è preceduto dalla liturgia della luce: le tenebre del peccato e della morte vengono vinte da Cristo risorto. Il silenzio invece viene spezzato dal canto dell’Exultet: non si può più tacere, ma solo proclamare le opere di Dio.
Dopo la lunga liturgia della Parola, nella quale viene incastonato il canto del Gloria e quello dell’Alleluia (sospesi in Quaresima), la Chiesa rinnova le promesse battesimali e celebra i battesimi, prima di fare eucaristia (che non si celebrava più dal Giovedì santo). Questa abbondanza di segni dichiara la rinascita dei credenti, tratti dal buio e dal silenzio, rinati a nuova vita, nutriti da Cristo e resi con lui e in lui un solo Corpo. Per otto giorni la Chiesa celebra questo lungo giorno in cui tutti siamo nati, in cui ciascuno fonda la propria speranza. Senza questo giorno, la morte e il male sarebbero vincitori indiscussi di tutto, invece l’amore vince il peccato e la vita sconfigge la morte. Sembra di assistere veramente a un duello – come si canta nella Sequenza la mattina di Pasqua – in cui Colui che sembrava colpito a morte ha sorprendentemente vinto il confronto con la Morte, per cui ora regna vivo e conduce alla vita tutti quelli che rinascono in lui.
La vicenda della Pasqua infatti non riguarda solo Gesù, ma tutti quelli che credono in lui e che possono condividere la sua stessa vittoria. Il cammino quaresimale ci conduceva alla riscoperta di questa nostra profonda identità, di vivi tornati dai morti, di risorti. Non possiamo vivere più come se l’amore non vincesse tutto il male del mondo, né possiamo fare finta che di fronte alla morte non ci siano parole o speranza. Noi abbiamo visto. Siamo corsi al sepolcro e l’abbiamo trovato vuoto.
Abbiamo ascoltato le donne raccontarci ciò che hanno detto loro gli angeli, e come il Signore risorto abbia ricordato ciò che aveva già insegnato. Si apre davanti ai nostri occhi una vita nuova: da oggi siamo i figli prediletti del Padre, resi dallo Spirito come Gesù, capaci di dare la vita per amore, in modo che tutti quelli che ci sono donati abbiano la vita e il mondo creda che Gesù è il Signore. Con questo cuore i primi discepoli hanno iniziato l’avventura della Chiesa; così noi, pieni di gioia indicibile, increduli dalla felicità. “Il Signore è risorto! Davvero il Signore è risorto!”.