“Nella risurrezione di Cristo la nostra speranza di pace”

L'AUGURIO DEI VESCOVI AI LETTORI DE LA VOCE E A TUTTI I CITTADINI DELL'UMBRIA

La Pasqua è il cuore della fede ed è il più sicuro fondamento della speranza. Quel Gesù di Nazaret, vero uomo e vero Dio, che era passato per le vie della Palestina facendo il bene a tutti e annunciando la parola del Padre, ha accettato di morire, debole e onnipotente, sul patibolo infamante della croce, non solo per redimerci dal peccato – non c’è colpa che non possa essere perdonata e che non possa dare origine a una vita nuova – ma anche perché su ogni dolore umano risplendesse Lui crocifisso e nessuna sofferenza restasse chiusa nella solitudine del suo silenzio. Da allora, cioè da quel momento in cui si fece buio sulla terra e il velo del tempio si squarciò in due parti, la violenza è chiamata a trasformarsi in perdono e amore, la morte in resurrezione.Le croci conficcate per terra sono molte, troppe: innocenti che muoiono senza alcuna colpa; persone senza cibo, acqua, lavoro, casa, istruzione; ammalati ripiegati sul loro letto di dolore; anziani abbandonati o relegati nelle case di riposo; fratelli, anche giovani, perfino bambini, colpiti da mali incurabili; barboni che circolano per la strada alla ricerca di un umile riparo in cui passare la notte, ecc. Con la guerra si è sempre perdenti, anche quando vengono travolti titani crudeli e spietati. E ci sono guerre, non meno crudeli di quella contro l’Iraq e con maggior numero di morti, di cui nessuno parla, poiché i poveri purtroppo non fanno neppure notizia. La Palestina, la terra che vide Gesù risorto, ogni giorno è percorsa dalla violenza e dal sangue e la auspicata prospettiva di vedere i due popoli in pace, nella mutua sicurezza e dignità, è ancora assai lontana. Per altri aspetti, non meno gravi, preoccupa la superficialità con cui molti evadono dalla realtà e dall’impegno. Danno perfino fastidio le disquisizioni teoriche e spettacolari con cui si specula sul dolore degli altri, nella prevalente ricerca di nuovi equilibri di potere politico. Anche i cosiddetti sazi e fortunati rivelano di essere poveri dentro, umanamente e spiritualmente. La pace, che tutti vogliamo e che ha visto la mobilitazione di folle immense, non può essere solo annunciata: essa ha bisogno di operatori coraggiosi e forti. Infatti la giustizia impone rinunce, la libertà non può che essere orientata al bene, la verità esige ricerca faticosa e coerente, il perdono nasce e si completa nell’amore. La pace inizia dentro noi, si estende alle nostre famiglie, alle nostre città e alle nostre istituzioni e si allarga poi al mondo intero. Dopo la croce di Cristo, ognuno di noi è chiamato a farsi “cireneo”, pronto ad abbracciare il fardello che grava sulle spalle dell’altro. C’è bisogno di speranza e di un nuovo umanesimo che guardi al mondo come a una grande famiglia di figli di Dio. Il cristiano trova questi valori nella risurrezione di Cristo. Viene spontanea la supplica: “Vieni, Gesù, e continua a mostrarci il tuo corpo piagato e vittorioso”. Guardando a Cristo, non c’è prova che non abbia uno sbocco, non c’è innocente o povero che possa essere abbandonato, non c’è bene terreno che possa dare senso pieno alla vita. E’ l’augurio che formulo di cuore a tutti, anche a nome degli altri confratelli vescovi della regione, e in particolare ai lettori de La Voce, il settimanale che riporta puntualmente le preoccupazioni della Chiesa, che è costantemente vicino alle necessità del popolo umbro, e che, proprio quest’anno celebrerà il 50’anno di servizio e di benemerita attività.

AUTORE: ' Sergio Goretti