Tommaso da Celano scrisse la prima e la seconda Vita di san Francesco… ma anche la “prima e mezza”! È infatti saltato fuori di recente un manoscritto medievale senza precedenti, che contiene una biografia del Poverello scritta dal Celano tra il 1232 e il 1239, ossia nel periodo a cavallo tra le due Vite che tutti conoscono.
Ad assicurarsi l’opera, che era stata messa all’asta, è stata la Biblioteca nazionale francese su segnalazione del medievista Jacques Dalarun. Dalarun, come in un romanzo di Umberto Eco, era da anni sulle tracce di questo misterioso manoscritto. A fargli nascere l’ipotesi che esistesse una versione ignota della Vita erano stati frammenti sparsi, tra cui un manoscritto oggi conservato alla Biblioteca comunale di Terni, e che a sua volta proveniva dal convento “La Romita” di Cesi.
Il dato più interessante è che nella “Vita intermedia” il Celano riassume il testo della prima Vita, giudicata troppo lunga dai contemporanei, ma allo stesso tempo aggiunge o precisa meglio alcuni episodi. Il risultato è che ci troviamo di fronte ad alcune scene inedite della storia del Santo di Assisi.
Ad esempio? “Un episodio – dice Dalarun – che già conoscevamo, ma che viene raccontato in un modo un po’ diverso. Questa che possiamo leggere adesso [nella versione ‘intermedia’] è probabilmente la versione più autentica e più antica. Si parla di un viaggio di Francesco a Roma, non però come pellegrinaggio di una persona già convertita, che ha abbracciato la vita religiosa. Qui anzi viene raccontato il viaggio d’affari di Francesco come mercante, che resta colpito dalla povertà dei mendicanti che vede vicino a San Pietro, e si chiede se sarebbe in grado di vivere un’esperienza simile. Niente a che vedere con la versione edulcorata che si diffonde successivamente: Francesco, già frate, che si china sul dolore di chi incrocia sulla sua strada. Qui il contrasto è molto più forte, non un graduale cambiamento ma un vero e proprio shock. Tommaso aggiunge altri dettagli molto concreti e realistici: Francesco riparava i buchi nella sua tonaca usando fibre tratte dalla corteccia degli alberi e dalle erbe che trovava nei campi, come faceva chi non aveva assolutamente nulla, neanche gli strumenti per cucire”.
Ma cos’era successo al frate biografo tra la prima e la seconda versione del libro? “Tommaso da Celano – risponde ancora lo studioso – era un uomo molto profondo; non ha mai smesso di riflettere sull’insegnamento di Francesco. In un certo senso, si potrebbe dire che, con il passare degli anni, capisce… di non aver capito il messaggio di Francesco. Di averlo raccontato, ma non realmente capito. Adesso sottolinea molto di più la concretezza dell’esperienza della povertà, non in senso simbolico o allegorico, ma reale: significa indossare gli stessi vestiti e mangiare lo stesso cibo dei poveri. Così come approfondisce il tema della fratellanza con l’intero creato”.