Lo scorso 27 febbraio alla scuola politica “Giuseppe Toniolo” padre Paolo Benanti ha tenuto una vivacissima relazione sulla questione del gender. Si tratta di un tema di grande attualità rispetto al quale molti cattolici non prendono posizione. Padre Benanti ha evidenziato in più occasioni che esiste una differenza fondamentale tra il gender e la “teoria” del gender.
C’è un indubitabile elemento biologico della sessualità, ma c’è anche una dimensione socio-culturale che attraversa tutte le dimensioni della persona. Il gender indica il modo di essere maschi e femmine. Sesso e genere non costituiscono due dimensioni contrapposte, ma interdipendenti: sui caratteri biologici s’innesca l’identità di genere. Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa. Un secolo fa nella cultura dominante gli uomini andavano in guerra e le donne rimanevano ad aspettarli a casa: si trattava di una questione di gender. In tanti luoghi del mondo la donna vale poco o niente, e si tratta di una questione culturale legata al sesso.
Ma la soluzione del problema non è la libertà dell’orientamento sessuale o la teoria del gender. Diversa dal gender, infatti, è la “teoria del gender” che annulla l’elemento biologico per sostenere esclusivamente quello socio-culturale. Secondo tale teoria, l’identità sessuale non corrisponde a quanto iscritto nella natura di ciascuno, ma è qualcosa di socialmente costruito: un fattore culturale, un principio di convivenza che non ha niente a che fare con l’elemento sessuale.
“La teoria del gender – ha affermato il relatore – è un autentico progetto politico che ha come obiettivo il superamento delle identità di maschio e femmina, per arrivare a definire un’identità comprensiva di più fattori. Si tratta di un ideologia… L’assoluta novità politica di tale ideologia è che non c’è un avversario da combattere”.
Nel corso della lezione padre Benanti ha proiettato molti video per dimostrare la novità assoluta del linguaggio attraverso il quale si esprime la teoria del gender. La normalizzazione dell’omosessualità è un punto chiave del movimento gender, primo passo per scindere l’identità sessuale dalla natura biologica. La definizione sessuale diventa una variabile che può mutare più volte nel corso della vita. Stiamo assistendo – ha aggiunto – a un radicale cambiamento culturale, costruito e voluto da quanti sostengono la teoria del gender. Da una cultura in cui vigeva una forte distinzione tra i sessi siamo passati a una cultura dell’unisex.
Anche il lessico sta lentamente cambiando sotto l’impulso della teoria del gender, tanto che sono posti in discussione alcuni legami identitari: non si parla più di padre e madre ma di “progetto parentale” o “genitorialità”. È evidente che questa rivoluzione antropologica richiede attenzione educativa da parte di chi è chiamato a formare e orientare i giovani, i quali si trovano a crescere in un contesto che mette in discussione un elemento fondamentale quale la differenza sessuale tra uomo e donna.