La storia ha effetti sempre diversi e imprevedibili sulla consistenza degli eventi che ha incamerato e conserva a beneficio di quelli che verranno. La storia è un frigorifero paziente e intelligente, altro che le stupidissime bombe di Bush! La storia conserva quello che vale e lascia marcire quello che non vale. La storia è un cannocchiale che, a proprio insindacabile giudizio, ruota motu proprio sul proprio asse, con un effetto che a volte è macro, ingrandisce uomini ed eventi che ieri erano passati inosservati (è il caso di Giorgio Perlasca), a volte è micro, rimpicciolisce uomini ed eventi che ieri erano stati artificialmente gonfiati: è il caso di Pier Paolo Pasolini. “Il più grande poeta civile del nostro tempo”: quando morì ci fu anche chi scrisse castronerie di questo calibro su di lui, che in realtà era solo un sensore di grande acume. Di lui qualche giorno fa Mondadori ha completato, nella collana I Meridiani, la pubblicazione dell’opera omnia: due volumi di scritti inediti, di frammenti, foglietti scarabocchiati e lasciati come segnalibro nell’elenco telefonico,…. E con questi ultimi due siamo a dieci volumi, 3.000 pagine, “al netto dei cospicui, accuratissimi apparati”: così, con linguaggio volutamente ragionieristico, Giovanni Raboni sul Corrierone, che accenna anche una diagnosi di “bulimia letteraria”. Questi ultimi due volumi hanno un effetto micro devastante sulla figura di Pasolini. Un poeta che scrive Mi piace infangarmi perché il fango è materia povera e perciò pura va indirizzato, più che verso il Parnaso, verso Abano Terme. O verso la penitenzieria di un qualche grande Santuario, dove poter dire al confessore e a se stesso: sono uno sporcaccione. Senza patemi d’animo, perché il mondo è fatto di sporcaccioni. Ad un uomo di lettere che rimpiange il fatto che a Moravia non sia stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura va consigliata la frequenza ad un corso di alfabetizzazione di base. E che dire di un “poeta” che scrive di Giovanni XXIII: Vecchio Roncalli, sei allora solo un Palazzeschi un po’ duro: / Lasciarti divertire? Certo divertiti pure. / La Chiesa è brutta, anche dietro la tua bella faccia : lei resterà, del tuo sorriso si perderà la traccia. Un uomo di cultura è per definizione uno che coglie il filo rosso dei fatti del suo tempo. Per accostare il Giovanni della Pacem in terris al Palazzeschi di Perelà, uomo di fumo bisogna invece avere la sensibilità di un bue maremmano. Sia detto con tutto il rispetto. Per i buoi maremmani, e anche per i buoi in genere.