La nostra terra umbra è stata colpita dalla violenza omicida del terrorismo brigatista che ha ucciso un nostro concittadino. Pensieri tristi si affollano nella mente. Questo fatto ci ripropone il ricordo degli anni di piombo e alcune date storiche di questi giorni: l’uccisione di Moro venticinque anni fa, la morte di Stalin 50 anni fa e quindi gli orrori dei regimi comunisti del passato, il disagio di sentire ancora in circolazione il termine comunista in varie formulazioni come comunisti combattenti, brigate rosse comuniste, gruppi comunisti di azione proletaria e simili. A ciò si aggiunga una più immediata preoccupazione che proviene da un’altra parte, quella che si è opposta al comunismo ed ha vinto la sfida storica tra i due blocchi che hanno dominato la scena della seconda metà del XX secolo. Ed è curioso che i cattolici, che all’unanimità erano schierati contro il comunismo oggi si trovino, non all’unanimità, ma in grande maggioranza contro le decisioni e le minacce degli Usa contro l’Iraq. Non certo per amore dell’atroce dittatore iracheno e neppure per affinità religiosa o culturale, quanto solo per difendere un equilibrio di pace che, se rotto, potrebbe provocare vittime e sofferenze a popolazioni civili innocenti e potrebbe sconvolgere gli assetti del sistema politico mondiale, provocando mali maggiori di quelli che con la guerra si vorrebbero eliminare. Questa somma di dolorosi pensieri ha condotto i vescovi umbri a fare appelli e a proporre iniziative religiose a favore della pace. La pace prima di tutto nelle coscienze rinnovate per mezzo della preghiera e del digiuno. La pace nella Chiesa tra le varie confessioni e componenti della comunità dei discepoli di Cristo (A questo proposito è di alto significato l’adesione degli Anglicani, del Consiglio delle Chiese, e di esponenti dell’Ortodossia alle iniziative pontificie). Pace nel nostro Paese perchè si smetta di litigare sempre e per ogni cosa con toni accesi. Pace garantita contro lo stupido terrorismo ideologico e contro la violenta delinquenza comune che non cessa di versare il tributo quotidiano di sangue. La grande pace tra i popoli fondata sulla convinta e sincera ricerca di collaborare per lo sviluppo graduale di tutti secondo criteri di giustizia e di equità. I nostri vescovi e quelli di tutte le diocesi italiane hanno chiamato a raccolta i loro fedeli spinti da una personale profonda convinzione, essendo pastori collegialmente impegnati nella cura dell’intero popolo di Dio sparso nel mondo e del genere umano per la sua unità e pace. Ma si sono mossi all’unanimità nella direzione della preghiera e del digiuno per la pace anche sulla scia di un grande movimento mondiale che ha riconosciuto nel Papa il suo massimo leader. Ciò ha comportato in concreto una attenuazione delle differenze tra credenti e laici, tra cattolici e protestanti e cos” via. Che cosa significhi questo nell’analisi della nostra storia presente è tutto da ripensare. Può essere una caduta nella abolizione delle differenze, che significherebbe indifferentismo e relativismo con le sue negative conseguenze o un riconoscimento reciproco in alcuni valori condivisi che possono fondare una reale relazione spirituale preludio e premessa per un cammino verso il trascendente porto della salvezza. Con una battuta Messori scriveva mercoledì scorso: “digiunano insieme preti e mangiapreti”. Passi la battuta, ma penso che siamo in un tempo in cui le cose si complicano e un mondo complesso da decifrare sfida le nostre certezze e ci suggerisce un supplemento, un’aggiunta di comprensione.
Digiuno per la pace
AUTORE:
Elio Bromuri