La diocesi e la città hanno ricordato con commozione e partecipazione il vescovo Beniamino Ubaldi a cinquant’anni dalla morte (14 gennaio 1965, dopo 33 anni di episcopato: 1932-1965).
“Beniamino Ubaldi, un vescovo del Concilio che ha ‘ripulito’ il mondo della Chiesa, ha amato tutto e tutti, ha servito la diocesi e la città con intensità e generosità, ha vissuto in prima persona la tragedia dei Quaranta Martiri, che ha segnato anche la sua esistenza, oltre a quella degli eugubini. Non essere riuscito a evitarla, arrivando al punto da offrire in cambio la propria, è stata per lui una tragedia”. È uno dei passaggi dell’omelia pronunciata dal vescovo Mario Ceccobelli durante la messa di suffragio concelebrata nella chiesa di San Pietro con l’emerito Pietro Bottaccioli e numerosi sacerdoti.
“Giocando sul nome – ha proseguito il presule – la sua nomina era stata profeticamente commentata così da religiosi del tempo: ‘Il patrono sant’Ubaldo aveva scelto il suo Beniamino’”.
L’emerito Bottaccioli, che del compianto vescovo è stato stretto collaboratore, ne ha ricordato l’affetto profondo che lo ha unito ai fedeli e ai cittadini tutti. Non è un caso che, sulla base di un sondaggio del periodico Gubbio oggi, mons. Ubaldi sia stato nominato “l’eugubino del XX secolo”. Un vescovo che ha amato i giovani (Stadio della gioventù, Movimento studenti, ecc.), ha sostenuto l’Azione cattolica, ha valorizzato il culto nei confronti del santo Patrono (memorabili le celebrazioni organizzate nel 1960 per il centenario della morte); è stato sempre in mezzo al popolo e con il popolo affidato alla sua guida.
Alla celebrazione erano presenti il sindaco Filippo Stirati e il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Biancarelli. “Figura ieratica e amorevole – lo ha definito Stirati, che ricevette da lui il sacramento della cresima – dalla quale traspariva immediatamente profonda umanità. Il suo nome, il suo ricordo, l’opera di apostolato a favore dei giovani sono, a distanza di mezzo secolo, riferimento costante e indelebilmente nella storia cittadina, esempio morale e religioso a cui ispirare l’impegno e l’azione quotidiana”.
In chiesa c’era anche il prof. Antonio Marionni, nel 1944 giovane seminarista, che fece da interprete al Vescovo quando si recò al Comando tedesco per richiedere la liberazione degli ostaggi, offrendo in cambio la propria vita. “Sono passati 50 anni dalla morte del vescovo Ubaldi – ha commentato anche il consigliere regionale Andrea Smacchi – ma resta indelebile il suo insegnamento”.