Lettera di mons.Paglia sui temi del nuovo Statuto dell’Umbria

Ai cattolici stanno a cuore identità della regione, sussidiarietà e sostegno alla famiglia

La commissione per i problemi sociali e il lavoro, che ha elaborato a suo tempo un ricco documento orientativo sullo Statuto regionale, frutto di riflessione e discussione collegiale, è tornata sull’argomento attraverso una lettera inviata alla presidente della Commissione regionale Fiammetta Modena. Nella lettera, firmata dal vescovo Vincenzo Paglia, responsabile per la Ceu del settore dei problemi sociali, si mette in evidenza ciò che sta massimamente a cuore ai cattolici umbri e che si può riassumere nei tre valori fondamentali che sono: il riconoscimento dell’identità storica religiosa e culturale dell’Umbria, il principio della sussidiarietà che imedisca ogni forma di centralismo sia statale che regionale, e il criterio della solidarietà che è la declinazione sociale e laica della carità. La Commisisone speciale per lo Statuto ha ottenuto una proroga, dal dicembre scorso al prossimo giugno, per la presentazione della bozza, e sta discutendo di come dovranno essere i rapporti tra Consiglio e Giunta, quali i loro compiti e poteri, come dovranno essere i sistemi di elezione, quali poteri di controllo avrà il Consiglio sull’operato della Giunta. Temi politicamente caldi sui quali, ha detto in questi giorni il capogruppo Udc Enrico Sebastiani vi sono forti contraddizioni tra le forze politiche della maggioranza, mentre la minoranza di centro destra ha trovato posizioni condivise. Sta di fatto che anche nella nostra regione, a oltre tre anni dall’approvazione della legge costituzionale n.1 sulla ‘devolution’, non si è ancora giunti ad un testo da discutere. Non è migliore la situazione nel resto d’Italia. Da un rapporto dell’Associazione studi e ricerche sulla riforma delle istituzioni democratiche e l’innovazione nelle amministrazioni pubbliche (Astrid) emerge, infatti, che nessuna delle 20 Regioni si è ancora dotata del proprio Statuto. Lo studio è una ricognizione sulle conseguenze innescate dalla riforma del Titolo V della Costituzione da cui emerge che i nuovi Statuti non devono essere un ritocco, ma una “nuova Carta costituzionale” delle Regioni.

AUTORE: M.R.V.