Teresa e Pia: due sorelle che la vita ha messo ancor più vicine con una di quelle storie che toccano il cuore. Teresa, malata da tanti anni, semiparalizzata e bisognosa di dialisi fin dall’età di 19 anni, arrivata al punto di non poter più aspettare la lunga lista di attesa per il trapianto del rene. E Suor Pia, una tra i nove fratelli e sorelle alla quale è stata fatta la richiesta più diretta della donazione di un rene per interrompere il peggioramento di salute della sorella. Questa testimonianza, insieme a quella di don Stefano, un sacerdote tedesco sottoposto a 26 anni al trapianto del cuore, sono state le storie che hanno dato il tono alla celebrazione di domenica scorsa nella chiesa di Santa Lucia a Perugia. Intorno all’arcivescovo, mons. Giuseppe Chiaretti, centinaia tra malati, operatori sanitari, medici e volontari, hanno affollato la grande chiesa e celebrato la messa per la Giornata del malato. Una messa ricca della presenza di così tanti sofferenti e preparata bene. “La mia disabilità, anziché chiudermi in me stessa, mi ha aperto nuovi e spaziosi orizzonti”, ha raccontato Teresa, vicentina, consacrata tra i membri del Sodc e appartenente al Centro volontari della sofferenza, attraverso il quale è giunta a dare questa testimonianza a Perugia. “Tuttora sento fortemente il desiderio di portare il Vangelo ad ogni persona sofferente, per dire che la vita non è inutile se vissuta in unione a Cristo”, ha raccontato Teresa. E suor Pia le ha fatto da eco, prendendo la parola per raccontare la sua esperienza di donatrice: “Quando mi fu fatta la proposta di donare un rene a mia sorella non ebbi il coraggio di dire di no. Ma subito dubbi, paure, incertezze si alternarono dentro di me”, ha detto suor Pia. ” Mi dava fastidio anche il pensiero di sentirmi privata di un organo, ma ogni volta finivo col pensare a Gesù che sulla croce dona tutta la sua vita per me e per l’umanità. Cosa era dunque un organo – ha continuato la religiosa, dell’Istituto delle suore Poverelle di Bergamo – dal momento che mi avevano assicurato che si poteva vivere con un solo rene?”. La sofferenza, quindi, come opportunità a donare il meglio di sé, a fare dono di sé. E’ stato questo il tema della Giornata ripreso da mons. Chiaretti nell’omelia, il quale ha puntato molto su queste forme di dono: dono del sangue, dono degli organi, ma soprattutto ha richiamato da una parte i malati a fare dono delle loro sofferenze e della loro preghiera per le tante situazioni penose che ci circondano, dalla pace minacciata alla crisi delle famiglie e dei giovani; dall’altra ha esortato tutti a farsi carico delle sofferenze degli altri con l’assistenza, l’aiuto, la presenza. “Che impariamo a donare noi stessi – ha detto l’Arcivescovo – e allora non ci saranno più guerre!”.
La storia di Teresa che ha ricevuto un rene in dono dalla sorella Pia
Celebrata in cattedrale la Giornata del malato sul tema "Il dono di sé"
AUTORE:
Francesca Acito