Si parla tanto dei giovani, di come vivono, di cosa vogliono, di come sono e ognuno ha una propria opinione basata sulla propria esperienza di genitore, insegnante, allenatore, educatore, e altro ancora.
L’indagine realizzata dall’Agenzia Umbria Ricerche e presentata giovedì 11 dicembre in un convegno tenuto al teatro Morlacchi a Perugia (ne daremo conto nel prossimo numero), offre dati e valutazioni che consentano di conoscere il mondo dei giovani umbri che hanno dai 18 ai 34 anni e che si preparano, come recita il titolo dell’indagine, a “Diventare grandi in tempo di crisi”, ovvero a compiere il passaggio alla vita adulta.
“Se è sempre difficile sintetizzare vicende di vita e profili identitari con numeri e formule, nel caso di questa ricerca sulla transizione alla vita adulta dei 18-34enni il compito si presenta ancora più arduo” scrivono i coordinatori della ricerca Mauro Casavecchia e Elisabetta Tondini. Le cause? I giovani si stanno adattando ai “repentini cambiamenti” della società “uscendo con forza da precisi confini temporali”. Per esempio, spiegano, “si studia più a lungo e l’ingresso nel mondo del lavoro risulta sempre più complicato; l’età media del primo matrimonio si sposta progressivamente in avanti, si diventa padri e madri sempre più tardi e si tende a contenere il numero delle nascite”.
I “percorsi di transizione”, spiegano, “risultano quasi individualizzati; non è raro che ruoli adulti si sovrappongano ad atteggiamenti e stili adolescenziali seguendo gli esiti, spesso subiti, di intrecci tra soluzioni abitative, situazioni familiari e opportunità lavorative”.
I giovani umbri intervistati, scrivono Casavecchia e Tondini, “ritengono che l’ingresso nell’età adulta avvenga in media a 27 anni”. Un’età che, aggiungono, forse non a caso corrisponde “all’età media in cui si trovano a compiere l’ultimo dei passaggi fondamentali, quello della genitorialità”.
Dalla ricerca emerge, infatti, che i giovani umbri mediamente si sposano a 25 anni, vanno a vivere da soli tra i 23 e 24 anni, un paio d’anni dopo aver iniziato a lavorare con continuità e aver terminato gli studi.
La definizione in cui si riconosce il 45% degli intervistati è quella di “giovane adulto” e solo un 15% di loro si dichiara pienamente adulto. “Più che all’età anagrafica, la conquista dello status di adulto è legata all’aver vissuto una qualche esperienza fondativa” commentano i coordinatori della ricerca sottolineando come sia più probabile “trovare quote più elevate di giovani che si sentono pienamente adulti tra chi è diventato genitore e tra coloro che si sono sposati o che comunque hanno abbandonato la famiglia d’origine”. La stessa cosa, però, aggiungono, “non si ritrova tra gli occupati in modo continuativo” e su questo pare incidere il livello retributivo. “Nel passaggio alla dimensione adulta, rispetto alla tappa fondamentale del raggiungimento di un’autonomia economica, senza dubbio gli intervistati umbri sembrano essere un po’ più indietro dei coetanei italiani”.
L’indagine dedica ampio spazio all’analisi delle relazioni tra situazione economico lavorativa e autonomia dei giovani, ma per comprendere il passaggio all’età adulta affronta altri aspetti.
“Per le nuove generazioni, il cammino verso il raggiungimento della piena maturità è dunque un percorso ad ostacoli” commentano gli autori, sottolineandone la capacità di convivere “con rinnovate prospettive, abilità, opportunità”, senza mai rinnegare punti fermi importanti: “la fiducia in se stessi, nei legami familiari, nelle persone che si danno agli altri”.
Il ritratto dei giovani intervistati descrive “una generazione consapevole, forse più generosa di quelle passate”, una generazione alla quale “l’organizzazione e il governo delle cose stanno stretti: in un sistema costruito da altre mani e pensato da altre menti, i nostri giovani, più che impegnarsi collettivamente per cambiarne le regole, cercano di trovare individualmente una via per integrarsi e assumere il proprio ruolo”.
Se la maggior parte dei 18-34enni italiani che vivono in famiglia dichiara di farlo per necessità, “tra gli umbri, nel processo di transizione verso la condizione adulta, il distacco dalla famiglia d’origine, quando avviene, sembra non dare luogo a una frattura netta”, tra gli umbri, osservano gli autori, potrebbe essere proprio la forte vicinanza alla famiglia d’origine “a contribuire positivamente sul grado di serenità, fiducia e positività nei confronti del futuro e del mondo”.
Gli umbri inoltre sembrano essere più tradizionali dei loro coetanei anche rispetto alle cose che influenzano il loro grado di soddisfazione se, come emerge, “i due momenti importanti nella crescita verso l’età adulta – una relazione stabile e la nascita di un figlio – sembrano influire in modo significativo sul livello di soddisfazione generale”. Più che il lavoro l’autonomia abitativa che pure sono ritenuti necessari.
I giovani e la famiglia
L’identikit tracciato dai giovani umbri di un ipotetico 27enne che esce definitivamente dalla casa dei genitori possiede caratteri ricorrenti quali il completamento degli studi, un qualche lavoro, una relazione stabile. In altre parole, non si riscontra frequentemente nell’opinione comune l’idea di lasciare la famiglia per mero desiderio di indipendenza, senza avere tutte le “carte in regola”. In molti casi l’autonomia viene ricercata nella famiglia, più che dalla famiglia, visto che accelerare le tappe senza che sussistano adeguate condizioni economiche potrebbe comportare il rischio di rivedere al ribasso le aspettative di vita.