Anche se il fronte della difesa della vita umana si allarga sempre più per le continue sfide biotecnologiche che la minacciano sin dall’origine, come dimostra la recente notizia sulla clonazione umana riproduttiva, non dobbiamo commettere il grave errore di dimenticarci della nostra realtà quotidiana, vicinissima a ciascuno di noi, e, purtroppo, così ordinaria quasi da esserci assuefatti ad essa. Mi riferisco all’aborto volontario praticato legalmente nel nostro Paese ormai da quasi 25 anni, grazie alla legge 194. In termini numerici il bilancio di questo lungo periodo di tempo, dal 1978 ad oggi, è , a dir poco, catastrofico: oltre 4 milioni in Italia, più di 75mila in Umbria, i bambini che sono stati annientati con l’aborto, perduti tra i “rifiuti pericolosi” ospedalieri. I dati statistici nazionali, fermi all’anno 2000, confermano il lento e progressivo abbassamento del numero assoluto delle interruzioni volontarie della gravidanza (Ivg), ma continua a preoccupare il fatto che la nostra “classe dirigente” si dichiara soddisfatta di questo trend in apparente diminuzione, sottovalutando o negando alcune situazioni critiche che pongono seri dubbi sull’efficacia della stessa legge 194 del maggio 1978 che porta il titolo “Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza”.Quale aiuto per le donne che hanno una gravidanza indesiderata? Innanzitutto, a dispetto di quanto previsto dagli articoli 2 e 5 della stessa legge, non è dimostrato quale reale aiuto abbiano avuto e possano oggi avere le donne per accettare una gravidanza imprevista o indesiderata. C’è dunque, una grave carenza di strumenti tecnici e legali di verifica proprio sul versante della prevenzione dell’aborto post-concepimento, attraverso la rimozione delle sue cause. Di più, considerando lo svolgersi del fenomeno Ivg in questi 25 anni, ci si accorge come il ricorso all’aborto sia sempre stato sostanzialmente vissuto come l’estrema possibilità per non avere figli, cioè come metodo di controllo delle nascite, contraddicendo apertamente il dettato introduttivo della stessa legge 194. La tipologia pressoché costante e maggioritaria delle donne che ricorrono all’Ivg, coniugate con 1 o 2 figli già nati vivi, rivela infatti la finalità impropria “contraccettiva” dell’applicazione della legge. I “numeri” delle interruzioni volontarie di gravidanzaDire che gli aborti volontari diminuiscono è una sostanziale mistificazione da parte degli esperti del ministero della Sanità, oggi della Salute, specialmente dopo l’introduzione della “pillola del giorno dopo”, venduta in quantità crescente ogni anno in Italia, fino a 350.000 confezioni l’anno! Ma la stessa contraccezione ormonale ordinaria , a “basso dosaggio”, da tempo considerato strumento indispensabile di prevenzione delle Ivg nei Consultori pubblici, insieme alla spirale o Iud, sono causa di un numero di perdite di bambini concepiti nella prima settimana circa di vita (detti anche “cripto-aborti” perché nascosti o non conosciuti) enormemente più grande di quello corrispondente alle Ivg legali. Bisognerebbe poi aggiungere le vittime innocenti degli aborti clandestini che, anche dopo un quarto di secolo, sono stati solo in parte ridotti dalla legge vigente, ma non assolutamente eliminati come era, invece, nelle intenzioni demagogiche dei fautori della legge. Quanti embrioni per avere un bambino? Altre vite umane appena concepite, a migliaia, anche in Italia, vengono distrutte nei laboratori e nei Centri di fecondazione “assistita”, cioè “in provetta”, sia nella forma “omologa” (ovocita e spermatozoi della stessa coppia), sia “eterologa” (ovocita o spermatozoi di donatrice o donatore esterno alla coppia richiedente). Oltre alle migliaia di embrioni “soprannumerari” lasciati nei congelatori, il numero dei concepiti, pur trasferiti in utero, esposti consapevolmente a morte sicura nella fecondazione artificiale è altissimo; basti pensare che solo il 10% dei cicli di trattamento si conclude con la nascita di un bambino, cioè su 300 embrioni prodotti solo per 24 c’è speranza di vita! La logica del mercato anche per l’embrione umanoCon queste tecniche di riproduzione assistita si è introdotta di fatto la “logica mercantile” anche per la vita umana prenatale. E per la stessa logica, sostenuta da una mentalità meramente utilitaristica, si sono sviluppate altre biotecnologie che comportano la manipolazione e la distruzione degli embrioni umani artificialmente prodotti, quali il prelievo di cellule staminali embrionali e la “clonazione terapeutica”. L’origine di questa mentalità utilitaristica sta nella negazione della dignità “inerente” l’essere umano, come espresso nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948, fin dal suo costituirsi corporeo proprio grazie al concepimento o fecondazione. Da questa negazione deriva l’idea che il bambino non ancora nato non sia “soggetto” di diritti, ma un “oggetto”. Così si può disporre di lui come di una “cosa”: se gradita, o ancora di più, ricercata ad ogni costo (anche economico!) felicemente accolta; se indesiderata e, peggio ancora, se malata, rifiutata ed annientata con l’aborto. I Vescovi difendono la dignità della vitaPer questa ragione i Vescovi italiani includono l’aborto volontario tra le pratiche di mercificazione della vita umana, nel loro messaggio per questa Giornata per la Vita (a pag. 5). In esso leggiamo un forte ed esplicito richiamo al rispetto della dignità di tutti gli esseri umani, specie i più piccoli e più indifesi, quali i bambini concepiti. Difesa della dignità che consiste nel riconoscimento del diritto inviolabile alla vita, come soggetti umani liberi fin dal loro concepimento, quindi non “producibili” artificialmente, né clonabili per fornire cellule od organi di ricambio ad adulti (clonazione terapeutica), né per la follia di perpetuarsi nel tempo (clonazione riproduttiva). Nuove strategieper aiutare la vitaSenza perciò dimenticare i bambini “a rischio di aborto” che possiamo e potremmo aiutare ancora di più se almeno le Istituzioni pubbliche valorizzassero adeguatamente il volontariato specificamente dedicato a questo servizio, come i centri di Aiuto alla vita (Cav.), il nostro impegno verso queste moderne ed insidiose forme di soppressione di vite umane innocenti, neo-concepite, deve cercare nuove strategie. Considerata la generale complessità dei contenuti scientifici di base, è innanzitutto necessario un impegno specifico degli operatori dell’intero settore medico-biologico, adeguatamente formati per trasmettere correttamente l’informazione alle persone comuni, singolarmente o a gruppi, o attraverso una più diffusa comunicazione nei mass-media. Occorre un lavoro lungo e sistematico, a tutti i livelli, per aiutare le persone a non rimanere nell’ignoranza per non essere vittime dell’imperante relativismo etico. Tale azione formativa che deve avvalersi anche di tutti gli altri esperti nel campo pedagogico, filosofico e morale, è quanto mai indispensabile nelle giovani generazioni, a livello scolastico, nei gruppi di volontariato, nelle associazioni che curano in generale la formazione umana e, non da ultimo, nella catechesi, specie quella in preparazione al matrimonio. Un altro possibile e necessario livello di impegno è quello politico. Sappiamo bene infatti, quanto le leggi influenzino le coscienze e quindi la mentalità e il costume di un popolo, facendo erroneamente credere che quanto legiferato da una maggioranza parlamentare sia sempre lecito. Nel campo della “procreatica” occorre in particolare, una forte e preparata coscienza parlamentare che sappia testimoniare la verità sull’azione altamente occisiva delle tecniche di fecondazione extracorporea (Fivet e simili) per impedirne al massimo la loro applicazione all’uomo. Una legge infatti, come quella licenziata dalla Camera nel giugno dello scorso anno ed ancora ferma al Senato, che permetta soltanto la fecondazione “omologa” non rispetta assolutamente la dignità della procreazione e la vita di ogni concepito.
Virgolino: dopo 25 anni di 194 l’aborto non è stato debellato
2 febbraio - Giornata per la vita, contro la mercificazione della vita umana
AUTORE:
Dott. Alberto Virgolino