La “Dichiarazione congiunta” di Papa Francesco e del Patriarca Bartolomeo

A Istanbul il Pontefice ha riabbracciato il Patriarca Bartolomeo, quindi i due hanno firmato una “Dichiarazione congiunta” con un appello per i cristiani in Medio Oriente

Istanbul-francesco-bartolomeoIl Papa e il Patriarca affacciati al terrazzino del secondo piano del palazzo patriarcale al Fanar di Istanbul. Di nuovo insieme, di nuovo l’uno nelle braccia dell’altro. Leader di due Chiese che ancora non sono in piena comunione, ma unite nella comune preoccupazione per le tante sfide che attraversano il mondo: la povertà, il terrorismo, la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente.

“Non possiamo non sentire” le voci dei poveri, delle vittime dei conflitti – dice Francesco – perché “domandano alle nostre Chiese di vivere fino in fondo l’essere discepoli del Signore Gesù Cristo”. Il Papa è ospite del Patriarca al Fanar per seguire la liturgia nella chiesa di S. Giorgio nel giorno della festa patronale di sant’Andrea. C’è qualcosa di nuovo tra il Papa di Roma e il Patriarca di Costantinopoli. Il dialogo vissuto qui a Istanbul sembra uscire dalle sacche delle difficoltà teologiche per farsi voce dei problemi reali e urgenti degli uomini e delle donne di oggi.

Papa Francesco parla della povertà che “può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento di terroristi”. E ricorda che solo venerdì scorso alla moschea di Kano, grande città nel nord della Nigeria, un attentato ha provocato la morte di almeno 81 persone. “Turbare la pace di un popolo – dice -, commettere o consentire ogni genere di violenza, specialmente su persone deboli e indifese, è un peccato gravissimo contro Dio, perché significa non rispettare l’immagine di Dio che è nell’uomo”.

Ma se è chiaro che il dialogo tra le Chiese si deve necessariamente confrontare con la realtà del mondo, è altrettanto chiaro che il cammino ecumenico stenta a fare passi in avanti. Difficile e paludato sembra essere il lavoro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese ortodosse nel loro insieme. I teologi hanno scelto di centrare il loro lavoro di ricerca sul ruolo del primato di Roma. Ma le visioni che le Chiese hanno maturato nel corso dei secoli di separazione sono diverse.

Non è solo la diversità di prospettiva a ostacolare il cammino ecumenico: c’è anche la questione di un mondo ortodosso estremamente diviso al suo interno. È in questo contesto che risuonano in maniera inedita le parole di Bergoglio: “Voglio assicurare a ciascuno di voi che, per giungere alla meta sospirata della piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcuna esigenza”.

Il Patriarca Bartolomeo riserva a Francesco parole di stima e amore fraterno. Lo definisce “araldo dell’amore, della pace e della riconciliazione”. E aggiunge: “Offrite ai Vostri fratelli ortodossi la speranza che, durante il Vostro tempo, l’avvicinamento delle nostre due grandi antiche Chiese continuerà a edificarsi sulle solide fondamenta”.

Nella sala del Trono, il Papa e il Patriarca firmano davanti alle telecamere e ai giornalisti la Dichiarazione congiunta. Un testo intenso e concreto (vedi di seguito), per la maggior parte dedicato alla questione mediorientale, perché – dicono i due leader religiosi – “non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni”.

Nella Dichiarazione, i due leader si appellano alla comunità internazionale, ma si rivolgono anche all’islam autentico. Segno del cambiamento di prospettiva di una Chiesa che si apre all’esterno e chiede a tutti gli uomini di buona volontà, e soprattutto ai leader religiosi, di promuovere la pace e dire no ai fondamentalismi, rafforzando il dialogo interreligioso e compiendo “ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà fra le persone e fra i popoli”.

 

La Dichiarazione firmata da Francesco e Bartolomeo

Il bacio della Benedizione chiesta da Papa Francesco a Bartolomeo (29 novembre)
Il bacio della Benedizione chiesta da Papa Francesco a Bartolomeo (29 novembre)

Noi, Papa Francesco e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, esprimiamo la nostra profonda gratitudine a Dio per il dono di questo nuovo incontro che ci consente (…) di celebrare insieme la festa di sant’Andrea, il primo chiamato e il fratello dell’apostolo Pietro. Il nostro ricordo degli apostoli, che proclamarono la buona novella del Vangelo al mondo, attraverso la loro predicazione e la testimonianza del martirio, rafforza in noi il desiderio di continuare a camminare insieme al fine di superare, con amore e fiducia, gli ostacoli che ci dividono.

In occasione dell’incontro a Gerusalemme dello scorso maggio, nel quale abbiamo ricordato lo storico abbraccio tra i nostri venerabili predecessori Papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico Atenagora, abbiamo firmato una Dichiarazione congiunta. Oggi, nella felice occasione di un ulteriore fraterno incontro, vogliamo riaffermare insieme le nostre comuni intenzioni e preoccupazioni.

Esprimiamo la nostra sincera e ferma intenzione, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, di intensificare i nostri sforzi per la promozione della piena unità tra tutti i cristiani, e soprattutto tra cattolici e ortodossi. Vogliamo inoltre sostenere il dialogo teologico promosso dalla Commissione mista internazionale, che (…) sta trattando attualmente le questioni più difficili che hanno segnato la storia della nostra divisione e che richiedono uno studio attento e approfondito (…).

Esprimiamo la nostra comune preoccupazione per la situazione in Iraq, in Siria e in tutto il Medio Oriente. Siamo uniti nel desiderio di pace e di stabilità e nella volontà di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Riconoscendo gli sforzi già fatti per offrire assistenza alla regione, ci appelliamo al contempo a tutti coloro che hanno la responsabilità del destino dei popoli affinché intensifichino il loro impegno per le comunità che soffrono e consentano loro, comprese quelle cristiane, di rimanere nella loro terra natia. Non possiamo rassegnarci a un Medio Oriente senza i cristiani, che lì hanno professato il nome di Gesù per duemila anni. Molti nostri fratelli e sorelle sono perseguitati e sono stati costretti con la violenza a lasciare le loro case (…). E tutto questo, tragicamente, incontra l’indifferenza di molti (…). Come il sangue dei martiri è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così anche la condivisione delle sofferenze quotidiane può essere uno strumento efficace di unità (…).

Riconosciamo l’importanza della promozione di un dialogo costruttivo con l’islam, basato sul mutuo rispetto e sull’amicizia. Ispirati da comuni valori e rafforzati da un genuino sentimento fraterno, musulmani e cristiani sono chiamati a lavorare insieme per amore della giustizia, della pace e del rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona, specialmente nelle regioni dove essi, un tempo, vissero per secoli in una coesistenza pacifica e adesso soffrono insieme tragicamente per gli orrori della guerra. Inoltre, come leader cristiani, esortiamo tutti i leader religiosi a proseguire e a rafforzare il dialogo interreligioso e a compiere ogni sforzo per costruire una cultura di pace e di solidarietà tra le persone e tra i popoli. (…)

Istanbul, 30 novembre 2014

AUTORE: Maria Chiara Biagioni