Suor Silvana e la sua esperienza in terra protestante: la Germania

Sabato 2 febbraio Giornata della vita consacrata

Il 2 febbraio, festa della presentazione al Tempio di Gesù, è da sempre una ricorrenza cara ai religiosi, i quali ricordano, nel giorno in cui Gesù fu offerto al Padre, la loro stessa offerta a Dio. Alcuni anni fa Giovanni Paolo II “istituzionalizzò” questo giorno come festa della vita consacrata. Ma la concomitanza della data, quest’anno, con la Giornata per la Vita, messa a calendario dai vescovi italiani nella prima domenica di febbraio, farà anticipare a sabato 1 febbraio la Festa della vita consacrata, che a Perugia vedrà la celebrazione della messa vespertina alle ore 18 in cattedrale. Sono tante le espressioni della vita consacrata. Molti i modi attraverso i quali si può mettere in risalto l’una o l’altra caratteristica della vita di Cristo. E’ appena terminata la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e vogliamo raccontare l’esperienza di una religiosa che, in un certo periodo della sua vita, ha avuto la possibilità di esercitare il suo apostolato in “terra protestante”: la Germania. “E’ normale in Germania convivere con le altre Chiese – racconta suor Silvana Alessandrini, da due anni nella comunità delle Figlie di San Paolo a Perugia -. Magari possiamo capitare in una città dove è diaspora per i cattolici, oppure diaspora per gli evangelici. Sono stata per tanti anni a DÈsseldorf e l’ecumenismo lì, trenta anni fa, non era sentito così tanto come può essere sentito oggi. Non ci fu nessun tipo di collaborazione con i protestanti di quella città, in quel periodo”. Diverso fu a Norimberga. “Lì c’è stata una grande collaborazione. Avevamo la libreria cattolica in un periodo in cui i cattolici erano in minoranza. Oggi – prosegue suor Silvana – siamo alla pari, più o meno. La nostra libreria era visitata soprattutto da evangelici. Anzi, erano più le pastore a venire da noi che non gli uomini. Abbiamo davvero cercato di essere ecumeniche con la nostra libreria: non potevamo ordinare cose solo per i cattolici, perché sapevamo che i nostri clienti erano anche protestanti. Capitava di parlare con chi entrava in libreria, e spesso capivamo se era cattolico o protestante da ciò che sceglieva. I giovani soprattutto ci chiedevano le varie differenze, si parlava… Inoltre avevamo le chiese entrambe sulla stessa piazza. Santa Elisabetta dei cattolici e San Giacomo dei protestanti. Le feste parrocchiali si facevano sempre insieme. Ci mettevamo d’accordo per farle. Mai divisi, perché divisi non si sarebbe fatto niente, e non ci saremmo presentati bene ai cristiani della città. Questo faceva già unità ed era un esempio di fede. Poi, con le suore luterane, facevamo insieme tutti i lunedì i vespri alternando la chiesa: un mese pregavamo in una e l’altro mese nell’altra. E tutto questo accadeva nella vita di ogni giorno. Poi magari andavamo a cena da loro, o loro da noi… C’era un’intesa molto buona. Un giorno trovai in adorazione nella nostra cappellina aperta a tutti, due giovani, che poi scoprii essere ‘novizie’ di quelle suore protestanti. Mi dissero: “Qui si prega molto bene!”, e stavano davanti al Santissimo. Non so se sapevano che stavano davanti al Santissimo, però stavano lì”, commenta suor Silvana. E la collaborazione continua tuttora a Norimberga, “mentre non si può dire la stessa cosa per Ingolstadt, dove sono stata per cinque anni. Si sentiva molto la presenza cattolica, e quella protestante era un po’ resistente. Si faceva fatica…”.Suor Silvana ama molto la fotografia, una passione che si coniuga bene con il carisma paolino dell’evangelizzazione: “L’immagine è anche evangelizzazione”, dice semplicemente e decisamente suor Silvana. Troviamo alcune delle sue immagini, catturate dalla natura, nei biglietti o nei libri di immagini in vendita presso le librerie. “La passione per la fotografia è nata da tanti anni, dentro di me. L’obiettivo, poi, mi permette di vedere molto di più che a occhio nudo. Colgo i particolari. Fiori, pietre…”.Ad una amante della natura come lei, allora, viene spontaneo chiedere: ma come fare apostolato in libreria, dietro un bancone? Non può sembrare un apostolato un po’ limitato, ristretto? “Per me invece è molto ampio, e per questo sono paolina. Qui incontriamo molta gente, e penso che quello che prendono da qui non so in quante mani passerà. Il pensiero, allora, va oltre quella persona. Io non ho incontrato solo quella persona ma, attraverso di lei, molte altre di più. Il nostro fondatore ha voluto queste librerie, ha voluto trasmettere il messaggio attraverso i mezzi di comunicazione e non solo nelle chiese, perché voleva raggiungere il numero più grande possibile di persone”. Dietro a tutto, dice infine suor Silvana, “una vita di sacrificio, di consacrazione. E’ questa che sostiene tutto, altrimenti saremmo solo delle venditrici di libri”.

AUTORE: Francesca Acito