Per lunedì 1° dicembre è convocato ad Assisi il Consiglio direttivo dell’Acradu. Se non vado errato, l’acronimo canta: Associazione cristiana residenze anziani e disabili dell’Umbria. Lanciata da Pasquale Caracciolo nelle notte dei tempi, a lungo gestita da Gino Brunozzi, oggi l’Acradu è diretta da Luciano Viscioletti.
Lunedì torno anch’io. La mia Comunità di Capodarco dell’Umbra che, nella notte dei tempi, dell’Acradu fu tra i fondatori per il tramite della mia persona, a lungo è stata rappresentata nel suo consiglio da don Roberto Revelant, che nella comunità aveva funzione di vice presidente e che oggi è passato a dirigere la Caritas diocesana di Gubbio.
Lunedì torno io, che provvisoriamente della CdCdU sono solo vice presidente, perché la presidenza della CdCdU, in questi tempi calamitosi, quando da alcune sedi istituzionali arrivano voci di guerra e segnali di morte, abbiano ritenuto necessario affidarla a mons. Vinicio Albanesi, in qualità di presidente della Comunità nazionale di Capodarco: un uomo di Dio che però, quando occorre, contro i tank del Pubblico istituzionale che ti prende a cannonate, sa usare il bazooka, quello vero, la potente arma da spalla anticarro.
Bisognerà innanzitutto riflettere, e subito dopo operare: riflettere e operare su un doppio fronte, quello interno e quello esterno.
Sul fronte interno delle nostre Chiese locali, dovremo chiederci: che posto hanno le nostre iniziative? Rispondono a quello che Papa Francesco chiama “l’essenziale ruolo ecclesiale delle periferie”? Appartengono (come tutte le periferie) al cuore del cuore di ogni comunità cristiana? Oppure sono solo simpatici funghi esotici in funzione puramente esornativa della compagine comunitaria, che il suo cuore lo ha altrove, in una dimensione ben più seria, come dice quel mio confratello che ogni tanto sbotta: “Ma ve la volete finì voaltri, sì o no, nco’ sta ‘Chiesa dei poveri’, e dedicavve ai ricchi, che mettan su ’n chiesa dii ricchi che aiutan ta i poretti?!”.
Sul fronte esterno, la legislatura Lorenzetti ha inserito nello Statuto della Regione Umbria il principio di sussidiarietà, ma ne ha anche stravolto lo spirito. E nella successiva legislatura Marini nei nostri confronti si sono avute prese di posizione rispetto alle quali mi sono sentito obbligato di commentare, a beneficio della stessa nostra Presidente: “Altro che tagli verticali! Qui si tratta di coltellate al fegato!”.
Ho esagerato? Il Consiglio dell’Acradu penserà che ho esagerato? Saprò dirvelo a suo tempo.