L’Umbria, nonostante abbia alcune aziende che possiamo annoverare tra i campioni nazionali sia per quanto riguarda l’export sia per quanto riguarda l’internazionalizzazione, resta una regione con una scarsa propensione e apertura all’internazionalizzazione, e il suo peso sull’export nazionale, dopo due anni in cui aveva raggiunto l’1,0%, nel 2013 è tornato allo 0,9%.
In Italia le aziende esportatrici sono il 21%, mentre in Umbria la percentuale è solo del 17,5, ha ricordato Silvia Pieraccini del Sole 24 Ore, moderatrice del workshop The Way Forward organizzato per i 40 anni di Umbria Export.
Le aziende esportatrici umbre nel 2013 erano 2.809, pari all’1,3% del totale, lontano dal massimo di 3.190 raggiunto nel 2002.
Nel suo intervento di saluto il presidente di Umbria Export Marco Giulietti della Isa di Bastia (azienda che esporta in oltre 100 Paesi) ha detto che “agire globale” oggi per le aziende è non solo una scelta strategica, ma un imperativo dal quale non si può prescindere, pena la sopravvivenza.
Non era così 40 anni fa, quando, su intuizione dell’imprenditore tifernate Azelio Renzacci, Confindustria Perugia diede vita al consorzio Umbria Export, che oggi è una società consortile privata partecipata da istituzioni, banche, associazioni e aziende, che eroga servizi per l’internazionalizzazione a tutte le imprese umbre che li richiedono.
“Il percorso verso l’export è lento e faticoso, una sfida difficile, ma non impossibile per le imprese umbre, se sapranno fare gioco di squadra”, ha concluso Giulietti.
Dopo un’approfondita illustrazione degli scenari e delle prospettive per le aziende italiane fatta da Gianpaolo Bruno, direttore dell’ufficio Studi e supporto pianificazione strategica dell’Ice, l’economista Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia e del Fondo italiano di investimento, ha voluto portare una nota positiva: il Pil nel mondo cresce del 3 o 4% all’anno, anche se in maniera diversa, a tassi più alti nei Paesi emergenti e di meno nei Paesi sviluppati. In questo contesto, le due leve fondamentali per lo sviluppo del nostro paese saranno l’export e l’innovazione.
Andrea Pontremoli, amministratore delegato della Dallara automobili (azienda che esporta il 93% del fatturato) ha detto che per l’Italia oggi c’è solo un’opzione, “competere nella fascia alta del mercato, utilizzando questi tre strumenti: l’innovazione, legata alla tecnologia e l’unicità legata al territorio; il marketing, perché dobbiamo far conoscere i nostri valori nel mondo; e il brand, per comunicare efficacemente”. Pontremoli ha anche enfatizzato il ruolo-chiave della formazione chiedendo maggiore apertura e collaborazione tra le imprese e la scuola.
In piena sintonia, Brunello Cucinelli, che esporta in 61 Paesi, ha detto che l’Italia e l’Umbria devono proporre prodotti speciali; gli imprenditori devono investire sulle persone ridando dignità al lavoro, anche manuale; avere una grande capacità di ascolto, avere il coraggio di aprirsi – non solo al capitale – con la certezza di vivere in una terra speciale, ricca di cultura, storia, competenze e creatività.
Anche la presidente della Regione Catiuscia Marini ha parlato del ruolo strategico della formazione all’interno della programmazione 2014-2020 del Fondo sociale europeo: una formazione che deve essere sempre più legata ai fabbisogni delle imprese (che è anche la missione dei nuovi Its) e più orientata all’apprendimento in azienda, utilizzando strumenti come work esperiences e tirocini, instaurando con le imprese un vero e proprio patto per il lavoro.
Infine è stato chiesto ai discussant quali fossero a loro giudizio i mercati più potenziali per il made in Italy e per il made in Umbria, e un piccolo consiglio per gli imprenditori.
Cucinelli ha indicato nell’ordine Stati Uniti, Giappone e Europa, invitando gli imprenditori a essere unici e ad abbandonare le produzioni di fascia bassa.
Anche Pontremoli ha individuato gli Stati Uniti e il Giappone, suggerendo alle imprese di cercare la loro unicità, valorizzando al meglio le loro abilità e competenze.
Cipolletta ha evidenziato la grande potenzialità dell’Africa, consigliando agli imprenditori un maggiore capitalizzazione e una maggiore apertura.
Umbria Export
Umbria Export è una società consortile a responsabilità limitata che è stata costituita nel febbraio 2009 a seguito della trasformazione del consorzio Umbria Export promosso nel 1974 da Confindustria Perugia. Umbria Export è dunque un’organizzazione no-profit di emanazione Confindustria Perugia, che ha come missione statutaria e istituzionale quella di supportare le imprese nel processo di internazionalizzazione. La trasformazione in società consortile a responsabilità limitata ha consentito inoltre di creare un’organizzazione in grado di erogare servizi non solo alle imprese socie, ma anche a chiunque, impresa o ente, intenda avvalersene. L’attuale compagine societaria qualifica Umbria Export come un’organizzazione fortemente rappresentativa dei principali attori privati che, a titolo diverso e con ruoli complementari, svolgono un’attività a supporto delle imprese sui mercati esteri. Con la trasformazione, infatti, Umbria Export ha visto l’ingresso nel proprio capitale sociale del sistema bancario (Casse dell’Umbria spa, Banca popolare di Spoleto spa, Banca popolare Etruria e Lazio spa), dell’agenzia formativa di Confindustria Umbria e, recentemente, di Confartigianato Perugia. La compagine societaria comprende anche 25 imprese della Provincia di Perugia.
Fonte: sito ufficiale www.exp.it