Tra due fuochi

Ripartiamo con un nuovo anno sperando che sia benedetto, anche se non sarà l’anno santo. Per noi è comunque un anno segnato da un anniversario: il cinquantesimo. Questo primo numero è quindi anche il primo passo o il primo mattone di una casa o di una cosa che si vuol ri-costruire e ri-strutturare o almeno ri-nnovare. Incominciamo dal colore, un piccolo segno esteriore di novità.Il fatto stesso di averci pensato vuol dire che stiamo cercando di non fossilizzarci perché siamo vivi, mentre i fossili sono morti. Ed essere vivi comporta mettersi in relazione con il mondo circostante, umano e naturale, un mondo sempre cangiante, per i fuochi dello Stromboli che abbagliano e per i fuochi di guerra minacciata e preparata che stordiscono. Novità di fuoco si direbbe. Metteteci dentro quelli che esplodono senza interruzione nella terra di Gesù, di quel maestro inascoltato che disse “sono venuto a portare il fuoco sulla terra”, intendendo tutt’altra cosa da ciò che sta avvenendo e cioè il fuoco del Vangelo, della fede, dell’amore, dello Spirito. E noi siamo tra questi due fuochi: bruciati dallo sdegno per ciò che accade e dall’ansia di diffondere una parola vera di amore e di pace di cui il mondo ha bisogno. Non una presa di posizione di parte o di partito, ma un acuto interesse per le persone umane concrete, uomini e donne, giovani, vecchi e bambini. Ernesto Galli Della Loggia ha scritto sul Corriere della Sera del 7 gennaio scorso che noi cattolici, a cominciare dal Papa, facciamo la voce grossa solo contro l’America e l’Occidente e non contro le guerre e le violenze che fanno altre nazioni, che compiono delitti infami contro le minoranze e fanno stragi. Intanto ciò non è vero e basta avere un po’ di dimestichezza con l’Osservatore romano, che racconta e descrive il mondo a 360 gradi, e poi si dovrebbe tenere presente che i cristiani (vedi i 33 missionari presi in ostaggio in questi giorni nella Repubblica Centroafricana) sono presenti in Paesi in cui soffrono la violenza. Poi si dà il caso che, parlando ai cattolici il Papa sa che essi si trovano, in proporzioni diverse, in tutte le nazioni e, ancora, rimane il fatto che la maggioranza dei cattolici sta in Occidente ed è abbastanza normale, se non banale, affermare che ‘chi ha più buon senso l’adoperi’. E’ partita proprio dagli Stati Uniti d’America nel 1919 l’idea di Società delle Nazioni che avrebbe dovuto rendere possibile il superamento delle guerre. Si tratta di continuare su quella strada di civiltà, di riprendere in mano la fiaccola del Vangelo, o se non si è credenti, il fuoco di Prometeo apportatore di progresso civile tra gli umani. La novità, l’essere vivi, il fuoco, sono situazioni ‘simbolo’ per indicare una strada che ci convince a parlare e a scrivere come abbiamo fatto da cinquant’anni a questa parte, orientati sempre da un ideale evangelico e spinti per forza di sofferenza e di indignazione dalle vicende della storia umana. Questa, nella possibilità che abbiamo di viverla in tempo reale, come si dice, attraverso le continue abbondanti informazioni che ci giungono dai massmedia, aumenta la conoscenza delle situazioni in cui versano milioni e miliardi di esseri umani e la conoscenza aumenta ed acuisce la sofferenza, secondo quanto aveva compreso il saggio d’Israele: “Chi aumenta il conoscere aumenta il soffrire” (Qoelet). Il Papa ha avuto anche lui come un momento di sconforto, quando ha parlato di Dio che tace e si nasconde agli occhi degli uomini per l’eccesso di malvagità che si compie nel mondo. Ed è soltanto con una sguardo attento e minuziosamente posato su singole anime e su oasi di bontà e di fraternità, pur esistenti nel mondo, che si trovano motivi di rasserenamento e di speranza. Auguriamo pertanto a noi e a tutti un anno che sia benedetto e ci consenta di guardare al futuro senza doverci coprire la faccia.

AUTORE: Elio Bromuri