Il grande tema della liturgia domenicale è l’amore verso Dio e verso il prossimo. Nel libro dell’Esodo l’esortazione è di non commettere atti contro i più poveri e indifesi; Dio stesso si pone come loro difensore e vendicatore. Il Vangelo di Matteo ricorda i due comandamenti da cui “dipendono tutta la Legge e i Profeti”. La seconda lettura è di ringraziamento a Dio per le opere di conversione compiute e per i frutti che ne conseguono. L’amore verso Dio e verso l’uomo sono realtà inscindibili; amare Dio, fare la Sua volontà consiste essenzialmente nell’amare il prossimo. Tutta la Bibbia è permeata di questo concetto. Ma è anche da considerare che, senza una relazione con Colui che ne è la fonte, l’amore verso i fratelli può risultare velleitario, destinato a scontrarsi con difficoltà insormontabili. È un comando che, per la sua radicalità, è destinato a rimanere realizzato solo in parte. Ognuno risponde in maniera personale, secondo le proprie caratteristiche e il cammino intrapreso verso la perfezione. Qualche breve considerazione:
– Il termine “amore” ha una gamma molto ampia di significati, su cui prevale la dimensione affettiva e sentimentale, diversificata a seconda del carattere, cultura e storia (fino al punto che ciò che per alcuni è considerato amore da altri può essere oggetto di riprovazione). Anche l’amore omosessuale, in queste settimane in discussione al Sinodo, presenta delle problematicità, nella sua interpretazione e definizione, che non è possibile semplificare o eludere.
– L’amore-donazione di sé: è questa l’accezione più compiuta nell’ambito cristiano, sul modello di Cristo. Sono esistiti, e tuttora esistono, cristiani che ne sono interpreti esemplari. Da sottolineare in proposito che il cammino verso questa meta implica non solo grazia di Dio e buona volontà ma anche una crescita umana affettiva, psicologica, culturale che chiama in causa l’educazione, il contesto di crescita in cui si vive, la società con i suoi valori.
– L’amore nel concreto. Alcuni esempi. L’amore che si manifesta nella vita di tutti i giorni, in famiglia, al lavoro, negli affari, ecc. È il compito fondamentale di ogni cristiano, il più difficile da interpretare e da realizzare nel concreto delle azioni. La Chiesa e ogni cristiano sono impegnati da sempre in questo cammino. Esistono azioni di varie persone che quotidianamente si prodigano per alleviare i bisogni di chi è più indigente e debole. Sono opere meritorie che contraddistinguono l’agire del cristiano; sono, e probabilmente saranno sempre più necessarie, visto il trend della società, in cui il cosiddetto “welfare” sarà sempre meno diffuso e in cui gli ideali di una società egualitaria e giusta si allontanano dall’orizzonte. In questo ambito l’amore non è solo, o prevalentemente, un insieme di gesti ma anche di giuste intenzioni e di modalità di fare le cose.
Questo atteggiamento viene in genere percepito dagli altri, e dà più significato e più valore a gesti anche piccoli. Esistono una serie di azioni nascoste, che passano solo per la coscienza di chi opera, senza che gli altri se ne avvedano (si pensi ai contemplativi oranti) ma che agli occhi della fede sono efficaci quanto i gesti concreti. Vi sono determinate attività svolte nell’ambito sociale, politico, scientifico, educativo che, se fatte con l’intenzione di bene per gli altri, sono, sia pure indirettamente, azioni di amore verso il prossimo. Infine, c’è una serie nutrita di gesti che non possono essere considerati azioni apprezzabili sul piano interpersonale e sociale, eppure sono il tentativo spesso abortito di fare qualcosa di positivo per gli altri; un desiderio di bene per gli altri magari solo abbozzato, che però non si realizza per una serie di limiti personali e difficoltà ambientali. Anche queste persone, a nostro avviso, possono essere incluse tra chi prova a dare una risposta al Comandamento.