Incontro decisamente importante quello tenutosi domenica 1 dicembre nel teatro “Excelsior” a Passaggio di Bettona. Mons. Sergio Goretti, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, ha guidato infatti l’assemblea diocesana dei catechisti. Hanno partecipato numerosi catechisti, la cui attività si articola in varie forme: iniziazione cristiana, catechesi rivolta ai giovani, centri di ascolto per adulti, tutti animati da desiderio di spiritualità e di profonda vita interiore. Il Vescovo ha voluto sottolineare che l’annuncio al Vangelo è la missione più grande. Certo, compito non facile, da cui deve scattare la domanda: si riesce a coinvolgere tutti, in modo particolare i giovani, in una ricerca che riempia di gioia? Si riesce a trasmettere loro il desiderio di partecipazione alla missione principale della Chiesa, l’evangelizzazione? Il punto è come comunicare, come trasmettere e al contempo come far vivere il Vangelo. Sicuramente per farlo assimilare ci vuole anche una certa dose di genialità. Oggi, i ragazzi hanno una mentalità pragmatica in un contesto familiare spesso assente. Lo sforzo è di comunicare una proposta di gioia. La necessità è di congiungere un messaggio da trasmettere con l’applicazione concreta. Stimolante è stata la relazione del direttore dell’ufficio catechistico di Bologna, don Valentino Bulgarelli, il cui intervento ha avuto come filo conduttore il concetto di “conversione pastorale”. Tale concetto investe la figura e il ruolo del catechista. Nella storia della Chiesa si sono affermati, sottolinea Bulgarelli, quattro modelli di iniziazione cristiana: 1) il modello iniziale basato sulle testimonianze; 2) il modello del catechista come accompagnatore; 3) il modello di socializzazione medievale, dove il catechista ha assunto il ruolo di genitore; 4) il modello tridentino che punta sulla “classe”, sul catechista come maestro… Oggi, dal catechismo della “dottrina sociale” si è passati al catechismo della “vita cristiana”. Sostanziale differenza, poiché in tal senso il catechista non è più solo maestro, ma testimone ed educatore. In questo percorso, diventa fondamentale aiutare l’uomo e la donna “a guardarsi dentro”, a riconoscere i bisogni “veri” e porsi a fianco sostenendoli nelle prove. In altri termini, la sfida e il progetto della catechesi è curare l’essere, in quanto identità precisa, attraverso un cammino comune di condivisione. In un contesto estremamente ricco di documenti ed orientamenti, che invitano a riflettere e a valutare, ma anche assai complesso, dove non esistono facili ricette e soluzioni magiche, l’unica certezza, che è poi la caratteristica principale della Chiesa, è “vivere l’amore”.
Catechista: non solo maestro ma testimone ed educatore
A Passaggio di Bettona si è svolta l'assemblea diocesana dei catechisti
AUTORE:
Milva Nucciarelli