Frutto della sinergia tra Istituto Teologico di Assisi (Ita) e dell’Università di Perugia (Facoltà di Lettere) si è tenuto ad Assisi il convegno “L’arcobaleno del sacro”. E’ stato un convegno culturale di alto profilo, coordinato dal direttore del settimanale La Voce e docente dell’Ita mons. Elio Bromuri che ha contribuito all’elaborazione della Nota pastorale della Cei del 1993 “L’impegno pastorale della Chiesa di fronte alle sette e ai nuovi movimenti religiosi” e ha partecipato nel 1998, a Vienna, in qualità di delegato per la Chiesa italiana al convegno sui nuovi movimenti religiosi promosso dagli Episcopati europei.I lavori sono stati aperti da mons. Vittorio Peri e Giorgio Bonamente, rispettivamente Preside dell’Istituto teologico e della Facoltà di Lettere dell’Università di Perugia, i quali hanno evidenziato come il convegno sia la prima iniziativa pubblica frutto dell’accordo di collaborazione siglato quest’anno. Mons. Sergio Goretti, presidente della Conferenza episcopale umbra, ha rivolto il saluto iniziale ai relatori e ai partecipanti, sottolineando che di fronte al pluralismo religioso attuale, la Chiesa deve avere il coraggio di accogliere le sfide, che le vengono proposte con il fine di riscoprire il dialogo interreligioso e quello ecumenico, cercando di dare un’anima cristiana al mondo attuale, caratterizzato da profondi cambiamenti. Il convegno è giunto a conclusione di una ricerca i cui metodi e le cui finalità sono state presentate da Marco Pucciarini, docente di storia delle religioni presso l’Ita. Con l’indagine su “L’arcobaleno del sacro”, condotta da gennaio a ottobre 2002, si è voluto sia descrivere la consistenza quantitativa della “galassia del sacro” non cristiano in Umbria, sia individuarne le componenti. Pucciarini ha evidenziato due tratti che qualificano la ricerca, e cioè il procedere per via sperimentale e la comprensione e interpretazione dei dati e dei profili emersi. I dati della ricerca sono stati presentati da Paolo Montesperelli docente all’Ita e all’Università di Salerno, il cui intervento è riassunto nell’articolo a fianco. Pino Lucà Trombetta, dell’Università di Bologna, ha presentato le interpretazioni del sincretismo in Italia, dove oggi ci troviamo di fronte a un “mercato religioso” assai ampio e diversificato, che fa della religione un semplice “bene di consumo”. Ricorrere a queste forme di religiosità porta a risposte non esaustive, anche se danno un senso di libertà apparente. Da questo quadro emerge una religiosità che lo studioso ha definito “religione da menù” (ognuno sceglie a quale offerente rivolgersi), o “religione da sette” (caratterizzata dalla chiusura tipica dell’integralismo). La religione è un bisogno innato dell’uomo, che sarebbe soddisfatto, secondo Trombetta, da alcune “agenzie religiose”. In Italia, a differenza che negli Stati Uniti d’America, da questo punto di vista non si può parlare di vero e proprio pluralismo religioso in quanto mancano “agenzie religiose” poste sulle stesso piano; da questo dato di fatto deriva il basso numero di conversioni dal cattolicesimo ad altre confessioni o religioni in Italia. Se mai, ciò che caratterizza la situazione del nostro Paese è quel fenomeno che Trombetta ha definito “bricolage religioso”, che porta poi alla reinterpretazione soggettiva di alcune risposte sull’esistenza dell’uomo. Prova ne sia il numero di coloro che si professano cristiani, ma allo stesso tempo si dicono lontani dalla Chiesa. Ha concluso la prima giornata Michael Fuss della Pontificia Università Gregoriana di Roma il quale ha esplorato “l’Oceano della nuova religiosità” utilizzando metafore molto suggestive come quella del “porto” , della “scogliera”, del “covo dei pirati” , della “bussola” (il Cristo) unica garanzia di navigazione sicura. Di grande interesse per l’attualità dei contenuti si è rivelata l’indagine sulle “cristologie post-cristiane” tutte caratterizzate dal limite di considerare il principio salvifico avulso dal suo contesto originale: il “Cristo eterico” su cui si fonda la cristosofia dei Rosa Croce e della New Age; il “Cristo apocalittico” che ha ispirato lo Spiritismo, i Testimoni di Jeowa, i Mormoni, la setta del Reverendo Moon; il “Cristo” mago o guaritore ; il “FantaCristo” o Cristo del Populismo ispiratore di gruppi che lo strumentalizzano stravolgendone il carisma come avviene nel gruppo dei “Bambini di Dio”, fautori di esasperazioni come la cosiddetta “prostituzione religiosa”. Il convegno si è conluso il giorno seguente con le relazioni di Peter Fleetwood, della Pontificia Università Gregoriana, e di mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei. Chiaretti ha spaziato sull’universo del pluralismo religioso e sulle presenze non solo in Umbria di esperienze religiose non cattoliche. La relazione ampia e complessa ha ripreso i documenti della Santa Sede e della Cei sull’argomento ed ha riportato le indicazioni pastorali già individuate, avanzando qualche riserva su un certo irenismo che è stato smentito da fatti delittuosi legati a gruppi satanici o similari. Ha riproposto anche un suo documento pastorale del 1996 “Ecumenismo e dialogo interreligioso” rivolto ai catechisti e agli insegnanti di religione cattolica proponendo suggerimenti per districarsi in una materia così delicata e complessa. Mons. Chiaretti ha indicato il criterio di fondo che individua nel suggerimento proposto anche dalla Charta ecumenica di saper discernere le comunità con le quali si devono cercare i dialoghi e incontri da quelle di fronte alle quali in un’ottica cristiana occorre invece cautelarsi. Avendo chiaro il panorama in cui si pone la nuova evangelizzazione che deve avere un previo atteggiamento di illuminazione e di contenimento circa le sette e i nuovi movimenti religiosi non sottovalutando il rischio di diffusione capillare di malessere religioso che genera sincretismi, confusioni o fondamentalismi esasperati. Egli ha proposto alle diocesi umbre di farsi carico di quest’opera di difesa dalla diffusione di molteplici insediamenti non cristiani nella mistica Umbria e in particolare in Assisi. Naturalmente, ha detto Chiaretti, rimane evidente che la vera azione di prevenzione e di contrasto è una evangelizzazione nuova nel fervore, nei metodi e nei linguaggi da parte di una Chiesa che si riscopra missionaria in rapporto ad una cultura relativista e secolarizzata. “Certamente urge rifare il tessuto cristiano della società umana, ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali” ed ha citato in proposito letteralmente le linee pastorali che i vescovi italiani dettero nel documento del 1993.
L’Umbria “mistica” attrae molte religioni non cristiane
Sui nuovi movimenti religiosi convegno dell'Istituto Teologico e dell'Università
AUTORE:
Matteo Monfrinotti Pio De Giuli