Prossimamente avremo tre preziose opportunità che meritano la massima attenzione. Vado in ordine temporale.
Primo: dal 5 al 9 ottobre il Sinodo dei vescovi su “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”. Ci invita a riflettere, come abbiamo già fatto rispondendo al questionario, sul rapporto d’amore tra l’uomo e la donna, affrontando in modo sereno e chiaro le problematiche “scottanti” riguardanti la vita umana, la sessualità, il genere, la convivenza, il matrimonio. Le ideologie di gender attribuiscono alla società, alla cultura vigente e al singolo la libertà di determinare il sesso, l’amore, la vita.
Ci domandiamo tra l’altro: il bambino non ha diritto di nascere in una famiglia e di poter dire con verità “papà, mamma, fratello”? Scrive Papa Francesco: “La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri, e dove i genitori trasmettono la fede ai figli” (EG, 66). Usando sempre il dialogo rispettoso e cercando di cogliere ciò che di vero e di buono vi è in ogni situazione e proposta, occorre ricordare quel “Vangelo della famiglia” che è stato rivelato come bene per tutti.
Secondo: dal 10 al 13 novembre, ad Assisi, avrà luogo l’Assemblea generale straordinaria della Cei su “La vita e la formazione permanente dei presbiteri”. È già disponibile lo Strumento di lavoro, che sollecita riflessioni condivise tra vescovi, sacerdoti e diaconi sulla formazione permanente del clero, che accentui soprattutto l’appartenenza al presbiterio per la missione apostolica in comunione con il vescovo (i preti e i diaconi sono i primi collaboratori).
Facendo tesoro del percorso del Vaticano II, vescovi-presbiteri-diaconi si chiedono come comprendere e tradurre ciò che lo Spirito per bocca di Papa Francesco chiede alla Chiesa, chiamandola a una vera “riforma” che coinvolge anzitutto noi. Si tratta di affrontare il tema della formazione permanente del clero in modo realistico, organico e puntuale, in uno stile di fraterno confronto con i diversi modi di pensare, agire e vivere, così da aiutarci sia umanamente sia evangelicamente (quel Vangelo che noi predichiamo, a noi per primi si rivolge) e anche pastoralmente. Il vescovo, chiamato a essere padre, guida e amico sull’esempio di Gesù con i Dodici, ha una particolare responsabilità, ma anche viceversa: insieme si costruisce la comunione fraterna, la cooperazione e la collaborazione, ossia la fraternità presbiterale che avvertiamo in modo particolarissimo il Giovedì santo, il giorno nel quale il Signore Gesù ci ha istituiti lasciandoci in testamento l’unico dono-comandamento: “Amatevi [rivolto ai Dodici] come io vi ho amato” (Gv 13,34). Il Papa nella Evangelii gaudium parla delle tentazioni degli operatori pastorali (cf nn. 76-109). Anche noi le conosciamo, e conosciamo le nostre debolezze.
Terzo: dal 30 novembre 2014 al 2 febbraio 2016 il Papa ha indetto l’Anno della vita consacrata. Insieme ai laici cristiani e ai ministri ordinati, le religiose e i religiosi sono un altra componente essenziale del popolo di Dio che è la Chiesa (come appare chiaro nello schema della Lumen gentium). “Senza questo segno concreto – scriveva Paolo VI nella Evangelica testificatio – la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso del Vangelo smussarsi, il ‘sale’ della fede diluirsi”.
Lo specifico della vita consacrata è proprio quello di richiamare tutto il popolo di Dio alla radicalità della sequela di Cristo e alla tensione escatologica di ogni uomo verso il regno di Dio. Non sembra un caso che, mentre da un lato la vita consacrata sta vivendo un momento critico quanto al numero (e forse alla qualità della sua presenza nel contesto socio-ecclesiale attuale), i due ultimi Papi si siano ispirati a due fondatori religiosi che hanno segnato la storia proprio in tempi di cambio epocale come quello che stiamo vivendo ora: san Benedetto da Norcia e san Francesco di Assisi. L’Anno della vita consacrata è un’altra bella occasione per sviluppare il rinnovamento ecclesiale, particolarmente nella nostra regione, dove abbiamo avuto significative testimonianze religiose e dove la presenza dei religiosi/e è ancora notevole. I tre eventi che stiamo per vivere diano nuovo vigore e impulso al rinnovamento delle tre componenti della Chiesa: i laici (specie le famiglie cristiane), i ministri ordinati, la vita consacrata.