“Chiesa gioiosa e missionaria” è il tema dell’Assemblea diocesana (4-5 settembre, Domus Pacis di S. Maria degli Angeli). “Avvenimento particolare in quanto cade proprio all’inizio dell’anno sinodale inaugurato dal vescovo Sorrentino lo scorso 12 agosto, festa del patrono san Rufino”: così ha dichiarato il vicario mons. Maurizio Saba, rimarcando finalità e prospettive dell’Assemblea: “Offrire valido contributo all’Instrumentum laboris che il 21 settembre prossimo verrà consegnato ai sinodali – sacerdoti, religiosi, religiose, laici – quale oggetto di riflessione per formulazioni propositive destinate, sulla base della Parola, al continuo rinnovamento della realtà diocesana. In occasione della festa di san Rufino del prossimo anno 2015 il Vescovo, dopo approvazione del materiale elaborato, presenterà gli Atti sinodali”.
Il percorso segue uno sviluppo rigoroso, tanto più se si considera che il decreto di convocazione del Sinodo risale al 12 agosto 2012. Ma può una Chiesa definirsi gioiosa o aspirare al corrispettivo sentimento nel frangente storico attuale? Come va interpretata e perseguita l’azione missionaria sullo sfondo del Concilio Vaticano II?
Una risposta a tali interrogativi è rintracciabile nell’omelia pronunciata dal vescovo Sorrentino durante la celebrazione del 12 agosto scorso presso la cattedrale di San Rufino: “Nasce in questo orizzonte di corresponsabilità il Sinodo che ho indetto due anni fa, dopo una capillare visita pastorale che mi ha permesso di cogliere esigenze e attese della diocesi… Le ricchezze spirituali e le potenzialità della nostra diocesi sono grandi”.
E tuttavia, le parole hanno cadenzato una serie di preoccupazioni relative al contesto generale e all’ambito diocesano: per la crisi di cultura e di valori; per il relativismo che insinua dubbi nella fede; per il disfacimento della famiglia e la disgregazione della società; per le difficoltà di carattere economico; per un’accoglienza che si fa sempre più stentata. Lo sguardo rivolto all’orizzonte internazionale ha evidenziato ingiustizie e disuguaglianze, conflitti sanguinosi, persecuzioni subìte da migliaia di cristiani.
La conclusione è affidata alla nuova evangelizzazione: “La Chiesa deve farsi prossima a tutti, raggiungendo le periferie dell’esistenza. Deve annunciare Cristo… Dobbiamo farci apostoli della Parola e della carità… È ora di uscire dai nostri schemi protetti e sperimentare cammini nuovi. Ci è chiesto uno slancio sacerdotale. Una forte presa di coscienza laicale. Una maggiore convergenza di associazioni e movimenti”.