Franco Cardini, ben noto per le sue posizioni anticonformistiche sia di storia medievale sia di attualità ha scritto, su La Nazione del 23 ottobre, un articolo che porta il titolo “Produce mostri la società del ‘vietato vietare'”, in cui afferma che il “nostro libero, democratico, felice Occidente è anche un mondo di allucinati, dove specialmente i giovani – ma non solo – trovano crescente difficoltà a distinguere tra quel che è vero, quel che è immaginario e quel che è virtuale”. E aggiunge che siamo in un mondo “in cui si commerciano immagini e illusioni e dove passa continuamente il messaggio che tutto è lecito, che i doveri, (soprattutto quelli civili e sociali) non esistono più e che ci sono soltanto i diritti”. Conclude dipingendo la nostra cultura come “libertinismo di massa” per cui non ci si deve meravigliare di Cogne, di Chieri e del satanismo pescarese. Anzi si deve presumere che siamo solo all’inizio. Dai soliti laicisti radicali il prestigioso storico sarà bollato come moralista d’altri tempi e noi con lui, per aver più volte espresso le stesse idee. E tuttavia è bene insistere sulla necessità di riflettere con mente serena sui fatti che si succedono con frequenza sempre maggiore sotto i nostri occhi nella consapevolezza che ciò che si conosce è solo la punta inevitabilmente visibile del disagio di una civiltà che copre dietro il luccichio delle sue enormi città sofferenze di persone e di popoli causate da pazzia, ignoranza e malvagità. E’ indubbio che Caino non fu contagiato dalla televisione o spinto da ideologie radicali a compiere il primo delitto omicidio e fratricidio della storia. La Bibbia ci insegna che il male ha radici profonde e una forza trascinante misteriosa. Ma la stessa Bibbia ci insegna che il vero e il bene, il giusto e tutti quei valori positivi che danno senso alla vita e fondano la convivenza umana vanno conosciuti, custoditi, protetti, insegnati, praticati e testimoniati con diligente cura, seguendo il maestro interiore che abita nella coscienza di ogni persona umana. A questo scopo l’antica saggezza d’Israele ha fatto crescere delle “siepi” attorno ai dieci comandamenti di Dio e per questo ha precettato il popolo a non calpestarle per non compromettere il valore che esse difendono. Questa operazione, nei regimi teocratici, ha assunto e può sempre assumere la forma del legalismo e dalla pratica conformistica che soffoca la libertà e induce all’ipocrisia: al ladro si taglia la mano, al bestemmiatore si strappa la lingua, l’adultera viene lapidata. In questo caso anziché delle siepi si erigono dei recinti di filo spinato e la persona è annullata per eccesso di “amore alla legge”, difesa con l’uso della forza, e proclive ad ogni abuso ed eccesso. Ciò rappresenta il rovescio della “legge dell’amore”, anima e compendio di ogni legge. Le siepi oggi ci sono e servono a difendere il verde dei parchi e ci sono anche i dissuasori del traffico, le strisce pedonali, i semafori, le rotonde con le regole delle precedenze, i sensi vietati, le strade a senso unico, l’obbligo del casco e delle cinture e tante altre prescrizioni per non paralizzare il traffico e permettere alle persone di camminare e di correre, anche se con fatica e in lunghe file. Ma servono solo per spostarsi da un luogo ad un altro: regole della mobilità umana per correre in fretta. Non sarà il caso di incominciare a domandarsi verso dove, a che scopo, per quale risultato?
La siepe e il filo spinato
AUTORE:
Elio Bromuri