Orvieto-Todi: l’epoca della “riforma” della Chiesa

DAL PASSATO AL FUTURO. L’epoca della “riforma” della Chiesa cattolica
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Madonna in trono – Sedes Sapiaentiae, sec. XII-XIII, Todi

I frutti della riforma “gregoriana” si videro già nel secolo XI con la rinascita della Chiesa cittadina, la valorizzazione della cattedrale e l’istituzione di un Collegio di canonici per favorire la vita comune dei preti e dare loro una Regola di vita.

Si manifestarono subito dei pericoli: uno a causa delle rendite che erano legate a questa funzione, e che suscitarono le brame delle aristocrazie locali; l’altro era l’opposizione al vescovo, come avvenne ad Orvieto, dove il Capitolo parteggiava per il Comune nei contrasti con il vescovo Ildebrando (1149-1154).

Canonicati sorsero pure in zone rurali, come dimostra il toponimo Canonica che ha dato il nome a due paesi, uno vicino a Todi e l’altro nei pressi di Sugano d’Orvieto. Nelle campagne si edificarono molti monasteri benedettini, alcuni anche in città. Nel 1093 il vescovo tuderte Oddo concesse il permesso a Sinolfo degli Atti di costruire un’abbazia, San Nicolò de Criptis, sulle rovine dell’anfiteatro romano. È un periodo in cui si moltiplicano le chiese: nel sec. XIII a Orvieto vi sono 17 chiese urbane e 77 rurali, a Todi 18 in città e 136 in campagna, una rete destinata a crescere.

La ripresa di una forte vitalità sociale urbana, con contatti più ampi, portò anche alla diffusione delle eresie. Molti non erano soddisfatti della vita cristiana vigente e anelavano il ritorno alla Chiesa delle origini, povera e fraterna. Si diffusero vari movimenti ereticali tra cui i Catari; a Orvieto il fenomeno fu particolarmente grave, ed era tollerato dalle autorità pubbliche. Il papa Innocenzo III inviò nella città il podestà Pietro Parenzo per sanare la situazione, ma Pietro fu assassinato dagli eretici il 20 maggio 1199.

Nella società c’era un’inquietudine sia sociale sia religiosa, emergeva il bisogno di una spiritualità più autentica, un desiderio diffuso d’imitare Cristo, di capire la sua parola. Dal sec. XII si avviò un processo di rinnovamento della vita religiosa dei laici; dal loro fermento, spesso al limite dell’ortodossia, nacquero nuovi Ordini religiosi. Dai successivi movimenti penitenziali, quali i Flagellanti e i Bianchi, si generarono una costellazione di associazioni devozionali come le confraternite. Fu questo l’humus che fece germinare gli Ordini mendicanti. Nel XIII secolo a Orvieto e a Todi s’insediarono i Francescani, i Domenicani, gli Eremiti di sant’Agostino, i Servi di Maria; i Frati minori aprirono comunità anche ad Acquasparta, a Pantanelli, a Monte Giove.

Giovani locali lasciarono tutto per seguire Cristo povero e umile sull’esempio di Francesco d’Assisi: il beato Simone da Collazzone, il beato Ruggero da Todi sono discepoli della prima ora del santo d’Assisi. Anche il mondo femminile si dimostrò vitale con l’esperienza di santa Chiara; nel 1228 troviamo conventi di Clarisse sia nel territorio di Todi che di Orvieto.

AUTORE: Marcello Cruciani