Se il turismo piange, l’agricoltura non ride. L’estate 2014 ha sconvolto infatti non soltanto le attività turistiche stagionali ma anche il comparto agricolo. Pioggia, temporali e, in alcuni casi, la grandine hanno danneggiato a macchia di leopardo buona parte delle campagne italiane. L’Umbria non fa eccezione a questo quadro, seppure con una situazione migliore rispetto ad altre regioni, colpite ancor più pesantemente, e con una situazione piuttosto differenziata fra le varie aree territoriali.
“Il comprensorio tuderte – evidenzia Stefano Torricelli, responsabile di zona di Confagricoltura – ha registrato raccolti cerealicoli che sono stati superiori alle negative previsioni che fitopatie e andamento meteorologico lasciavano presagire. La media delle produzioni, per chi ha effettuato trattamenti adeguati, si è attestata sui 50 quintali a ettaro per il frumento tenero e di 45 per il duro, deprezzato nella qualità a causa delle piogge estive insistenti, mentre per il favino si può parlare di medie superiori ai 20 quintali. Bene finora il girasole, che ha beneficiato delle abbondanti precipitazioni”. Il bilancio stagionale è destinato a peggiorare con le colture arboree, viticoltura e olivicoltura su tutte. Dai vigneti ci si aspetta una riduzione della produzione intorno al 40%, mentre sarà quasi del tutto assente la raccolta di olive.
Le associazioni di categoria sono impegnate in azioni di sensibilizzazione verso le istituzioni con proposte di interventi a sostegno degli agricoltori, tra i quali figurano tra gli altri, ad opera di Coldiretti, lo sviluppo di Fondi mutualistici e la progettazione di nuove forme assicurative multirischio.
In Umbria, come detto, si registrano situazioni più pesanti nelle zone più colpite dalle cosiddette “bombe d’acqua” e da grandine, in quelle a maggiore vocazione orticola e frutticola e, soprattutto, nel caso di coltivazioni biologiche, la Confederazione italiana agricoltori (Cia) arriva a tratteggiare un quadro drammatico “che si traduce in rese tra le più basse degli ultimi 10 anni determinando addirittura la perdita dell’intero raccolto in molte aree interne della regione”.
“Crediamo – è il parere di Domenico Brugnoni, presidente della Cia – che anche in Umbria, dove sono tante le imprese agricole ancora in attesa di ricevere i risarcimenti per le alluvioni degli anni scorsi, l’andamento climatico anomalo debba essere ormai considerato a tutti gli effetti alla stregua di un evento calamitoso. Pertanto, non solo sarebbe necessario verificare se ricorrono le condizioni per decretare lo stato di calamità e indennizzare gli agricoltori colpiti, ma occorre prevedere fin da subito appropriate misure di difesa e di sostegno in tutti gli strumenti di programmazione, in primo luogo nel Piano di sviluppo rurale 2014-2020, considerando che tali fenomeni si vanno intensificando di anno in anno”.