Segno di contraddizione

Che il Crocifisso fosse segno di contraddizione è un dato della fede cristiana. Che sia tolto di mezzo dagli ambienti pubblici è un segnale proprio del nostro tempo che continua a dividere le persone per le motivazioni più diverse. Qualcuno lo fa in nome della laicità dello Stato e quindi per rispettare la divisione tra sacro e profano, tra luoghi di culto e luoghi di vita civile. Umberto Cecchi de La Nazione lo ha sostenuto mercoledì in televisione in una trasmissione del Tg 2, appellandosi persino a padre Ernesto Balducci che riteneva ormai privo di senso e “invisibile” il Crocifisso nei luoghi pubblici, nel senso che non ci fa caso nessuno. Cecchi ritiene che questa eliminazione vada fatta non per assecondare le richieste dei musulmani, che non ne hanno alcun diritto, in quanto sono integralisti e dimostrano con tale richiesta di non avere alcuna tolleranza nei nostri confronti. Altri si sono accomunati alla tesi della laicità, della divisione netta tra Stato e Chiesa, tra comunità civile e comunità dei credenti, come se tale divisione potesse farsi in modo semplice e netto. Opinioni rispettabili, ma che indicano una mentalità crescente di distanza dalla storia e dalla cultura italiana. C’è poi la posizione di coloro che ritengono il Crocifisso un’immagine che discrimina e offende chi non crede o perché è ateo o professa un’altra fede. Padre Bernardo Cervellera, un missionario che ha girato il mondo, ha portato l’esempio di un lebbrosario in India dove cristiani musulmani e indù si ritrovavano ogni sera a pregare davanti ad un Crocifisso. C’è stato anche il direttore de Il Giornale, Belpietro, che ha professato con vivacità la insensatezza dell’ipotesi di togliere di mezzo il Crocifisso: neppure i comunisti lo hanno chiesto a suo tempo pur essendo in una posizione contraria alla Chiesa e alla religione. Volevano togliere il Crocifisso i nazisti, ha detto Belpietro, negli anni Trenta, ma senza successo. E c’è stata, nella trasmissione, come è d’obbligo, il ricorso a interviste tra la gente a Palermo e a Milano con risposte piuttosto varie e con una certa prevalenza di Milano per il mantenimento e di Palermo per la eliminazione. Ma, a parte la trasmissione televisiva, sembra curiosa l’adesione all’idea di togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici da parte di esponenti del mondo protestante. In un recente incontro ecumenico, una pastora valdese ha sostenuto questa tesi, scontrandosi con un sacerdote greco ortodosso. Anche Cacciari che si dichiara laico sostiene l’importanza del mantenimento del Crocifisso come simbolo della nostra cultura. La nostra idea è espressa molto bene dal Papa in un recente discorso che non stiamo a ripetere (vedi articolo a pag.8).

AUTORE: Elio Bromuri