Da pochi a molti, è questa la storia degli inizi. Gli storici si domandano: come un movimento oscuro e marginale è diventato in pochi secoli la religione principale dell’Occidente? Perché gli abitanti del Vicus ad Martis, lungo la via consolare Flaminia, si sono convertiti. Certamente non tutti insieme e nello stesso periodo ma, in tempi relativamente brevi, la catacomba che è nei pressi di Villa San Faustino, sorta nel III-IV secolo, testimonia di una numerosa comunità cristiana presente nel Vicus.
Il picco delle conversioni nell’Impero romano non è avvenuto solo dopo che l’imperatore Costantino ebbe emanato il famoso editto di Milano sulla libertà religiosa (da scaltro politico, prese atto di un fenomeno ormai diffuso). Tra il 250 e il 300 d.C., su una popolazione dell’Impero stimata sui 60 milioni di persone, i cristiani passarono dall’1,9 al 10,5%. Infatti, nella nostra Umbria, tra il III e il V secolo sorsero 22 diocesi, tutte poste lungo vie di comunicazione importanti quali la Flaminia, l’Amerina e la Cassia.
Sant’Agostino ha scritto riguardo al propagarsi così veloce del cristianesimo: “La religione cristiana deve essersi propagata per miracoli, perché una così straordinaria propagazione senza miracoli sarebbe il più grande dei miracoli”.
È qui il nocciolo dell’avvenimento: la fede in Gesù Cristo. Il suo messaggio liberante che rispondeva ai bisogni più profondi dell’animo umano, il desiderio di salvezza, di trovare la verità, la risposta alla domanda suprema di fronte alla morte.
I Vescovi italiani hanno pubblicato in questi giorni degli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi, dal titolo efficace Incontriamo Gesù. La Chiesa esiste per far incontrare Cristo alle persone, tutto il resto è contorno. Le strutture cambiano perché sono finalizzate a questo, devono rispondere a questa domanda: sono utili per far incontrare Cristo, servono o sono un peso per l’evangelizzazione, oppure mantengono una religiosità che non coinvolge, che non fa sentire vivo Gesù?
Le ventidue diocesi umbre sono nate per rispondere alle esigenze dei credenti, perché essi potessero incontrarlo e creare autentiche comunità di fede.
L’ultima parola sugli evangelizzatori: chi ha convertito i pagani di allora? Plinio il Giovane, aristocratico romano e intellettuale raffinato, governò dal 111 al 113 le provincie della Bitinia e del Ponto. In quel periodo scrisse una lettera all’imperatore Traiano sulla questione dei cristiani, in cui dice di aver mandato a morte quelli che confessavano e rimanevano nella loro “pertinacia e cocciuta ostinazione”. La cocciuta ostinazione che tanto ha offeso Plinio era la fede in Gesù, e questo ha accresciuto il numero dei fedeli cristiani, i quali invitavano i loro amici, parenti e vicini a condividere la Lieta Novella.