La città di Amelia ha riservato un’accoglienza festosa al nuovo vescovo padre Giuseppe Piemontese. Giunto alle porte della città su un’auto d’epoca, è stato salutato dal parroco mons. Sandro Bigi, dai rappresentanti dell’ente Palio dei colombi e da molti fedeli.
Davanti alla sede municipale, il Vescovo ha ricevuto il saluto del sindaco di Amelia Riccardo Maraga: “Dopo 107 anni, un nuovo vescovo francescano torna ad Amelia” ha ricordato il Sindaco, che presentando la comunità cittadina, l’ha definita “dal sentimento religioso diffuso e radicato”. Il Sindaco ha quindi ricordato i tanti progetti che vedono insieme Amministrazione e Chiesa locale: “In un costante dialogo con la Chiesa, mettendo insieme le forze per lottare contro povertà ed esclusione, sono stati superati steccati e barriere ideologiche, e associazioni di matrice profondamente diversa, ma che operano per il bene comune, hanno costituito una rete che opera nella solidarietà e tiene insieme le fila di una comunità coesa ed inclusiva”.
Il vescovo Piemontese ha espresso la sua gioia e per l’accoglienza ricevuta, e ha sottolineato come sia importante il rispetto tra la Chiesa e le istituzioni e la collaborazione per il bene di tutti: “Abbiamo in comune – ha detto – una realtà che è la stessa, ossia le persone con le loro esigenze, con la complessità delle vita di oggi, con le loro relazioni che siamo chiamati a coordinare perché si svolgano nella serenità e concordia. Sono contento che ci sia comprensione, sinergia e collaborazione tra le autorità civili e la Chiesa, e mi auguro che possa crescere sempre di più nel rispetto reciproco e per il bene della gente”.
Nella cattedrale di Amelia il Vescovo ha presieduto la celebrazione con i canonici della Cattedrale, i sacerdoti della vicaria di Amelia e della Valle Teverina. “È un momento bellissimo – ha affermato – quello che stiamo vivendo in questa meravigliosa cattedrale. Vogliamo insieme ringraziare il Signore per averci convocati nella santa Chiesa in questo momento particolare nella storia della nostra diocesi, riuniti in tanti ciascuno con le proprie esperienze, problemi, desideri e invocazioni. Molti – ha quindi aggiunto – hanno tante aspettative in un vescovo, che è un segno sacramentale che rappresenta il Signore, ma è un uomo come gli altri, peccatore e bisognoso della misericordia del Signore. La nostra diocesi ha bisogno di rialzarsi, ha bisogno di sentire la vicinanza di Gesù per camminare, gioire nella preghiera e uscire per annunciarlo. Ho una grandissima gioia – ha detto ancora mons. Piemontese – perché mi era stato detto che ad Amelia avrei avuto un’accoglienza calorosa, e in effetti è di più di quello che mi aspettavo. Dobbiamo fare questo cammino insieme non partendo da zero, perché voi avete una storia gloriosa di santità e di civiltà che dobbiamo riscoprire e riproporre alle nuove generazioni. La tradizione cristiana di questa chiesa risale ai primi secoli del cristianesimo: santa Firmina, sant’Imerio, la beata Lucia Bufalari, il primo vescovo Stefano, e ancora Francesco Maria Berti, francescano. Pastori che hanno percorso il cammino insieme alla gente e che hanno sostenuto il tessuto cristiano di questa comunità. Essi ci aiutano ad affrontare le situazioni di oggi; e mentre noi gioiamo, perché la nostra storia è ricca, dobbiamo rimboccarci le maniche perché la storia che costruiamo sia altrettanto ricca e degna. Mi auguro che tutti possiamo camminare insieme; ai sacerdoti di questo territorio vorrei raccomandare soprattutto l’unità e la comunione, di dedicarsi a una conversione pastorale, stare insieme alla gente interpretando i segni dei tempi e la volontà di Dio per dare nuova forza a questa Chiesa in questo millennio”.