Con un simbolico omaggio all’Ottocento, il duomo di Città di Castello ha riabbracciato una sua opera d’arte, salutandone un’altra. Il 12 giugno, infatti, ha avuto luogo la serata dal titolo “Psallite sapienter” durante la quale il maestro Alessandro Bianconi ha suonato per l’ultima volta, prima del restauro, l’organo della cattedrale, mentre don Andrea Czortek, Francesca Mavilla e Sara Borsi hanno introdotto il ritorno di una pala lignea del pittore tifernate Vincenzo Barboni.
“Il progetto di risistemare l’organo è molto ambizioso, ma non si può pensare a una cattedrale senza questo strumento” ha esordito Bianconi, dopo l’introduzione di mons. Sergio Susi, direttore dell’ufficio Beni culturali diocesano. “Quest’organo – ha aggiunto – dovrebbe avere 1.200 canne, ora ne ha 600; ha una tastiera e una pedaliera non originali e suona solo al 50% delle sue possibilità. Lo strumento è stato costruito nel 1842 dai fratelli Martinelli di Umbertide, che alla loro epoca rappresentavano la seconda ditta più importante d’Italia nella costruzione di organi, e di questo tipo ne realizzarono circa 60 esemplari, dei quali oggi ne restano solo la metà”.
Dopo l’esecuzione di tre brani, il microfono è passato a don Andrea Czortek che ha raccontato a grandi linee la vita e il contesto storico in cui svolse il suo ministero Giovanni Muzi, vescovo di Città di Castello dal 1825 fino al 1849, anno della sua morte, durante il cui operato vennero realizzati sia l’organo della cattedrale, sia la pala lignea di Vincenzo Barboni. Quest’ultimo “è stato un pittore importante per Città di Castello – ha affermato Francesca Mavilla –, se non altro perché fu il primo insegnante di disegno, pittura e di lavorazione del legno in questa città”.
L’esperta ha proseguito tracciando la figura di questo pittore, nato nel 1802 e morto nel 1859, che studiò a Perugia alla scuola del disegnatore Tommaso Mainardi e realizzò alcuni quadri per la città e la diocesi tifernati, come il Martirio di San Lorenzo.
Tra le opere più importanti di questo artista è però ricordata una pala lignea, che, come illustrato in seguito da Sara Borsi, raffigura Maria in trono con Bambino, assieme ai santi patroni di Città di Castello: Florido, Amanzio e Crescenziano. L’ospite ha poi descritto alcune peculiarità di questo dipinto, un tempo collocato nella lunetta sopra la porta laterale del duomo. Lo stesso autore del restauro, Giuliano Guerri, ha infine svelato ai presenti la pala lignea, oggi posizionata in sacrestia.