In una sala del Dottorato affollata Angelo Veneziani, presidente della associazione culturale perugina “Il Corimbo” domenica 8 giugno ha consegnato a mons. Elio Bromuri il “Premio alla cultura” 2014. Questo, ha detto Veneziani, è “un premio ‘pedagogico’ perché con esso vogliamo segnalare alla comunità esempi da seguire” e per questa edizione è stato scelto mons. Bromuri per il suo “impegno culturale e sociale”. Ripercorrendo il lungo curriculum di mons. Bromuri, Veneziani ha evidenziato il suo impegno culturale “caratterizzato sempre dalla capacità di dialogo”.
Impegno, ha aggiunto, di cui è testimonianza il Centro ecumenico, i gruppi Meic e Fuci nati sotto la guida di don Elio, e gli oltre cinquant’anni di cappellano della Chiesa dell’Università, così come lo è il settimanale La Voce “affidato alla direzione di Bromuri trent’anni fa e che con Bromuri ha conquistato uno spazio di autorevolezza nel panorama della stampa locale”.
Per l’impegno sociale Veneziani ha ricordato “l’ostello di don Elio” noto per essere stato per tanti anni l’unico luogo in cui veniva accolto chi non aveva un tetto dove dormire. Ha poi passato la parola a tre persone che hanno portato una testimonianza su don Elio.
Pier Giorgio Lignani, magistrato del Consiglio di Stato, ha ricordato il carattere schivo di mons. Bromuri rispetto a ogni forma di celebrazione e il contributo culturale e di “sapienza” da lui dato in questi lunghi anni.
Daris Giancarlini, giornalista Ansa, collaboratore de La Voce nei primi anni della direzione di don Elio, ha evidenziato la novità impressa al settimanale dal nuovo direttore, nel segno del dialogo. “Il nostro modo di essere giornalisti era di raccogliere le voci e presentarle tutte, ma sempre con il nostro timbro di onestà intellettuale e di approfondimento dei temi”. Intensa anche la testimonianza di Fausto Santeusanio, medico e docente universitario ora in pensione, che ha raccontato dell’amicizia con don Elio nata negli anni dell’Università e proseguita fino ad oggi.
Il presidente Veneziani ha quindi consegnato a mons. Bromuri il premio, un piatto in ceramica di Deruta personalizzato con il nome del premiato e il simbolo dell’associazione. Mons. Bromuri ha ringraziato per il premio e per le testimonianze. “È veramente storia del Signore che ci ha guidato in questi anni, è storia collettiva – ha aggiunto – perché ci sono molte persone che hanno collaborato e questo premio potrebbero darlo a molti di loro”.
I discorsi sono stati intervallati da brani suonati all’arpa celtica da una giovane arpista Rachele Spingola.